La Svizzera dice sì all'iniziativa UDC
Il popolo approva di stretta misura: 50,3% con sole 19.516 schede di differenza!
BERNA  - Così non si può andare avanti, l'afflusso di stranieri va limitato:  sconfessando governo, parlamento, organizzazioni economiche, sindacati e  la stragrande maggioranza dei partiti, il popolo svizzero ha oggi dato  una brusca sterzata alla politica economica del paese, approvando una 
proposta UDC che chiede la 
reintroduzione dei contingenti.
 Per conoscere il risultato finale è stato necessario attendere quasi  fino all'ultimo, ma alle 17 tutto era ormai deciso: il sì è passato con  il 50,3%, prevalendo per meno di 20.000 schede.
 Complessivamente hanno approvato l'iniziativa contro l'immigrazione  di massa 1.463.954 persone, mentre i contrari sono stati 1.444.428.  Dalle urne esce un paese spaccato in due, con un classico Röstigraben  che in una forma così chiara non si vedeva da tempo: 
Romandia e grandi città favorevoli all'apertura, resto del paese contrario.
 È la fotocopia del voto sullo spazio economico europeo (SEE) del 1992, ha commentato alla televisione SRF il politologo 
Claude Longchamp dell'istituto demoscopico 
Gfs.berna.  Anche il dato finale è identico: allora il SEE venne infatti respinto  dal 50,3% del popolo. L'esperienza pratica della libera circolazione non  ha quindi riavvicinato il paese all'Europa, tutt'altro.
 Questo fine settimana gli argomenti dei referendisti 
hanno ampiamente sfondato in Ticino  (68,2% di sì), che confrontato alla frontiera meridionale con l'enorme  pressione di un'Italia pesantemente a corto d'ossigeno si conferma  campione del rifiuto dell'Europa. 
La quota degli euroscettici è anzi ulteriormente aumentata  rispetto a votazioni precedenti: era ancora al 61,5% contro il SEE.  Seguono intorno al 63% Appenzello Interno e Svitto, mentre la gran parte  degli altri cantoni svizzero tedeschi si inserisce fra il 51 e il 59%.  Fra questi figurano i Grigioni (50,6%), che un po' a sorpresa ha  approvato l'oggetto.
 Sul fronte dei contrari l'opposizione maggiore è giunta da Basilea  Città (solo il 39,0% di "sì"), cantone molto legato alla Germania e ai  suoi lavoratori, nonché dalla Romanda, che si è schierata compatta nel  suo rifiuto, anche se con percentuali via via più sfumate con più ci si  avvicina alla Svizzera tedesca. A Ginevra, Vaud e Neuchâtel il consenso  si è fermato al 39%, nel Giura al 44%, mentre Friburgo e Vallese  -regioni bilingui - è arrivato al 48%. Molto tirato è stato il voto a  Zugo, dove a fare la differenza alla fine sono state solo 50 schede  (49,94% di sì).
 L'affluenza alle urne è stata molto elevata: ha infatti votato il  56,5% degli iscritti in catalogo. Ticino (57,1%) e Grigioni (52,7%,  hanno contribuito al buon risultato. La partecipazione è assai lontana  dallo stratosferico 78,3% del SEE nel 1992, ma è chiaramente superiore  alle media del 43% dall'introduzione del suffragio femminile nel 1971,  risultando in linea con quella di altri temi molto dibattuti, quali i  bilaterali II (57%), l'allargamento libera circolazione (54%) o  l'iniziativa sui minareti (54%).
 Contrariamente a quanto accade di solito con le iniziative, quella  contro l'iniziativa contro l'immigrazione di massa è partita con  consensi bassi nei sondaggi, 
per poi guadagnare sempre più favore.  Hanno probabilmente contribuito a questo trend aspetti poco noti o su  cui finora si era riflettuto poco: immigrazione netta di 80.000 persone  all'anno, aumento dei disoccupati UE, dumping salariale (con i fenomeni  dei falsi indipendenti e dei distaccati), possibilità in pratica per i  lavoratori esteri di approfittare dello stato sociale elvetico senza  essere veramente stati attivi in Svizzera.
 Gli argomenti erano noti. 
Da una parte le élite economiche, politiche e sindacali erano contrarie a un sistema di contingentamenti  che - così si teme - rischia di provocare eccessivi oneri burocratici e  mettere il paese in difficoltà con l'Ue, con conseguenze per l'intera  architettura dei bilaterali. 
Dall'altra UDC e pochi altri, che hanno fatto leva sul timore di un paese sempre più affollato e cementato, con pigioni e prezzi dei terreni alle stelle.
 Paventando una sorta di "effetto minareti" il Consiglio federale -  dopo aver troppo a lungo minimizzato i problemi, secondo i critici -  aveva tentato di correre ai ripari, decidendo anche misure concrete, per  esempio sul fronte dell'alloggio. L'immigrazione in Svizzera si  indebolirà da sola, aveva detto ministro dell'economia 
Johann Schneider-Ammann.  Ma il popolo, che in passato in questo campo ha visto non avverarsi le  previsioni dell'esecutivo, ha preferito pigiare sul pedale del freno.