Per l’occasione del referendum tornerò ad esprimere il mio voto, dopo tanti anni, circa due decenni, nei quali non ho espresso preferenze.
voterò NO alla riforma costituzionale
per l’esposizione dei quesiti in sé che trovo oltremodo fumosi e soggetti a successive interpretazioni, modifiche e aggiustamenti, cosa di per sé abbastanza grave visto che si tratta di apportare modifiche alla costituzione e non al menù della pizzeria sotto casa. Le linee guida dovrebbero essere:
- la semplificazione degli organi costituzionali
- accorciamento della catena decisionale
- pieno rispetto del volere dei cittadini in sede di consultazione elettorale
- risparmio per le casse dello Stato
francamente non trovo nulla di questo nella formulazione dei quesiti referendari, e nelle farraginose e contorte intenzioni dispositive, mi sembra invece che si vada esattamente nella direzione opposta !
Il mio no è rivolto soprattutto all’ambito economico delle “presunte” riforme: il governo capitanato dallo spaccone di turno ha indicato in 500 milioni il risparmio derivante dalla vittoria del sì. la ragioneria dello stato sembra invece di diverso avviso indicando in 58 milioni circa il risparmio ottenibile.
ora non so dove vivete voi e con che tipo di politici vi siete abituati, qui da noi in Italia ormai solo gli stupidi ad oltranza non hanno imparato che alle cifre governative ipotizzate va detratto un robusto importo percentuale:
- grande quando si tratta di ipotesi di maggiori entrate
- enorme quando si tratta di ipotesi di minori spese (molto spesso l’ipotesi, da positiva, dopo i vari tira e molla, richieste clientelari e mercanteggiare dei politici si trasforma addirittura in negativa, perché storia ci insegna che quando si tratta di spendere e spandere a favore di sé stessi e dei loro amici di trogolo i nostri politici sono inarrivabili mentre sui risparmi a favore del popolo hanno “grandi difficoltà ad afferrare il concetto”)
ora non vorrei sembrare supponente, ma visti antefatti e presupposti confido che, dati i contorti passaggi previsti per l’elezione dei senatori, anche gli ipotetici 58milioni se ne andranno a ramengo, dispersi verso concessioni e inutili strutturazioni per nuovi e vecchi parassiti.
Il tasto dolente, sul quale non sussiste dubbio alcuno che votare no lascerà amaro in bocca, riguarda invece quella cloaca immonda che risponde al nome di Cnel:
negli ultimissimi tempi molte cose sono cambiate; nei costi ormai più che dimezzati e nel fatto, non di poco conto, che il parlamento ha abolito l’ente. Essendo però sotto l’ombrello della costituzione l’ente non è stato ancora sciolto e i suoi 65 dipendenti se ne restano tutto il giorno lì a “fabbricare aria” strapagati per non fare niente e addirittura si pappano premi di produzione, privilegi e indennità !
dopo la decisione parlamentare e in attesa di diversa allocazione all’interno del carrozzone statale, ai dipendenti è stato proposto un trasferimento volontario, solo tre di loro hanno accettato, tutti gli altri sono rimasti lì ben attaccati alla poltrona decisi a resistere fino all’ultimo minuto (privilegio/indennità) possibile, non svolgendo attività di nessun genere. questa è oggi la sensibilità morale e l’onestà intellettuale di certi statalpolitici italiani; espressa in percentuale; un 5% scarso mostra coscienza ..
la chiusura definitiva sarebbe cosa buona e giusta, questo però non solo non basta a convincermi a votare sì, rafforza invece invece in maniera decisiva la mia propensione per il no a una riforma da due i principali motivi in merito
- i dipendenti scansafatiche non verranno licenziati come in qualunque impresa che chiude i battenti, verranno solamente ricollocati nella pubblica amministrazione (sembra alla corte dei conti, che già non conta di suo). Non vedo risparmi in ciò ma solo clientelismo considerando che al Cnel provengono quasi tutti da sindacati e greppie politiche varie
- l’aver inserito la chiusura del Cnel all’interno di una riforma che giudico delicata e strutturata in maniera molto poco chiara mi indispone totalmente, sembra quasi sia stata messa lì con un -pacchetto tutto compreso prendere o lasciare- come il classico “specchietto per le allodole” per attirare pollame umano, sembra e probabilmente lo è, visto che per spazzare via il Cnel era sufficiente varare una legge di revisione costituzionale / legge costituzionale e in pochi mesi l’ente sarebbe stato solo un amaro ricordo.
perciò voterò no
ora una ipotesi; e se invece il quesito referendario fosse stato un semplice
- abolizione totale del senato
- chiusura di tutti gli enti inutili (oltre al Cnel ne abbiamo ancora più di 100, null'altro che poltronifici, perchè lo spaccone non ne ha chiuso nessuno ?)
questo sì sarebbe stato un gesto forte di cambiamento, chiaro e dirompente, la stragrande maggioranza degli italiani avrebbe votato sì, me compreso. non è difficile immaginare un plebiscito.
perché lo spaccone non ha preso questa strada ? mi vengono in mente solo due possibili risposte: o è un totale incompetente oppure è un politicante di riferimento, fa solo finta di voler cambiare, il suo scopo è invece di perpetuare lo status quo salvando i privilegi della casta cui appartiene.
ma in fondo per noi popolo da soma non è necessario scegliere fra le due non è vero ?
cordiali saluti