Indici Italia Referendum

Voti si o no al referendum?


  • Total voters
    81
No gli ex comunisti son diventati quelli che voigliono combattere la Kasta, vedi Napolitano :O
cioè il puparo vuole combattere se stesso?
ohibò

cioè a gorino se fanno le barricate son sporchi razzisti
se le fanno a capalbio dove "il di cui sopra" tiene la villa...son diversamente accoglienti

difficile capire

se dacia maraini e santoro votano sì
flavio briatore e emilio fede votano sì

dove sta la casta?

mah

la casta radicalchic vota sì
la casta degli evasori fiscali vota sì

la casta dei leccaculi patentati vota sì

il nano ce la mette tutta per fare come a roma ma mediaset con confalonieri e mediolanum con doris votano sì
e il nano in ventanni solo ai suoi interessi ha pensato e legiferato

qui poi un concentrato di piddinia che votava no al referendum 2006 molto meno invasivo di questo

un marziano penserebbe che vecchio e nuovo siano la stessa identica cosa
la casta è composta da quelli che oggi(ma solo oggi èèè...da domani si torna a fare quelle belle cene e la pantomima di porta a porta) vogliono combatterla
:D
 
Mi dispiace sono incredulo.
Questa classe politica per decenni ha governato male. Il disastro che scrivi è reale
e ciononostante dici di votare NO ??
Quindi è bene quello che hanno fatto i vari PierLuigi e Massimino ??
La riforma proposta sicuramente non è delle migliori, ma meglio di niente.
E' un primo passo per svecchiare questa Italia burocratica ancorata ai
dogmi (idioti) degli ex (ma non tanto) comunisti.
Chi cerca di intimidirci è la classe sopra citata.

La riforma Renzi-Boschi-Verdini è pessima e peggiorativa.

La Costituzione vigente non è stata scritta da Bersani o D'Alema, che comunque hanno ragione sul fatto che rilevanti riscritture della Costituzione dovrebbero risultare da ampia convergenza di forze politiche e non approvate da una maggioranza governativa risicata e derivante da un premio di maggioranza relativa anticostituzionale .




L’invasione impropria del governo



Le modifiche della carta costituzionale possono essere proposte e imposte dal governo in carica?

No, i padri costituenti, preoccupati dalle derive autoritarie del fascismo, erano stati molto scrupolosi nella preparazione delle regole per le modifiche della carta fondamentale. Le prerogative per aggiornare e cambiare il testo costituzionale sono esclusivamente del Parlamento. Il governo non può, e non deve, prendere parte al dibattito e non può, e non deve, partecipare ad una competizione referendaria.

Il Presidente del Consiglio ha esplicitamente detto che il referendum è un test per la sua permanenza al Governo. Una siffatta dichiarazione molto pericolosa basta da sola a confermare una dose notevole di “autoritarismo” e di dispregio della dialettica costituzionale. Il processo costituente è materia del Parlamento non del Governo, il quale per il passato non ha mai “proposto” modifiche alla Costituzione né ha dato pareri su emendamenti che sarebbero stati pur sempre “di parte”. Piero Calamandrei scriveva nel 1947: “Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti; estraneo del pari deve rimanere il governo alla formulazione del progetto, se si vuole che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione dell’assemblea sovrana”.
Un principio – quello dell’estraneità del governo alla revisioni costituzionali – che è funzionale ad un regime parlamentare come il nostro, che è stato rispettato per 47 anni, (infatti quando si è discusso di riforme costituzionali i banchi del Governo sono rimasti sempre vuoti per rispetto al Parlamento), fino la tentativo di riforma costituzionale di Berlusconi (2005), che prevedeva il così detto “ premierato assoluto” bocciato dal referendum del 2006; seguito dal tentativo di riforma costituzionale del governo Letta (2013), che pretendeva, con un “crono-programma” alla mano, di derogare alle norme inderogabili dell’art. 138 della Costituzione; fino all’attuale riforma costituzionale. Non può dirsi che questa riforma fosse legittimata da quei due precedenti, perché l’una fu bocciata dal popolo, l’altra naufragò strada facendo.
La riforma Renzi, come le due precedenti, è un atto di indirizzo politico di maggioranza in contrasto coi principi ricordati. “Non si possono dunque sfidare gli elettori sul piano “personale” e affermare che nel caso di voto negativo di quelle norme il Presidente del Consiglio si dimette. Il Governo se non sfiduciato ha il dovere di governare, di operare per il bene comune dei cittadini.

L'invasione impropria del governo - Comitato Popolare per il NO
 
L' Italia è al collasso e non si merita altro.
Tutto deve rimanere immobile, alias mantenere una classe politica incapace
e spesso (molto spesso) corrotta.

Lo dico con enorme dispiacere.
 
Stefano Rodotà sul referendum: "Riforma imbarazzante per pochezza di contenuti e linguaggio"

Pubblicato: 08/10/2016 10:47 CEST Aggiornato: 11/10/2016 17:04 CEST

La critica di Rodotà è nel merito della riforma:

"È persino imbarazzante, per la pochezza dei contenuti e del linguaggio, leggere il testo al quale è stato consegnato il compito impegnativo di riscrivere ben quarantatré articoli della Costituzione. L’intenzione dichiarata è quella di semplificare le dinamiche costituzionali, in particolare il procedimento legislativo. Ma per liberarsi dal tanto deprecato bicameralismo paritario si è approdati invece a un bicameralismo che generosamente potrebbe esser detto pasticciato. Neppure gli studiosi più esperti sono riusciti a dare una lettura univoca del numero delle nuove e diverse procedure di approvazione delle leggi. Ma l’attenzione critica si è giustamente rivolta anche alla composizione del nuovo Senato, che sembra essere stata concepita per renderne quanto mai arduo, e per certi versi impossibile, il funzionamento. Il compito affidato ai nuovi senatori, infatti, è assai difficile da conciliare con il loro primario compito istituzionale. Si tratta, infatti, di consiglieri regionali e sindaci. E proprio il ruolo assunto in particolare dai sindaci nell’ultimo periodo, divenuti determinanti per il rapporto tra cittadini e istituzioni, rende inaccettabile o concretamente impossibile una loro presenza attiva e informata come senatori. Non potendo svolgere una vera e incisiva funzione istituzionale, i nuovi senatori frequenteranno Palazzo Madama come una sorta di dopolavoro?".

"Riforma imbarazzante per pochezza di contenuti e linguaggio"
 
Per l’occasione del referendum tornerò ad esprimere il mio voto, dopo tanti anni, circa due decenni, nei quali non ho espresso preferenze.

voterò NO alla riforma costituzionale

per l’esposizione dei quesiti in sé che trovo oltremodo fumosi e soggetti a successive interpretazioni, modifiche e aggiustamenti, cosa di per sé abbastanza grave visto che si tratta di apportare modifiche alla costituzione e non al menù della pizzeria sotto casa. Le linee guida dovrebbero essere:
  • la semplificazione degli organi costituzionali
  • accorciamento della catena decisionale
  • pieno rispetto del volere dei cittadini in sede di consultazione elettorale
  • risparmio per le casse dello Stato
francamente non trovo nulla di questo nella formulazione dei quesiti referendari, e nelle farraginose e contorte intenzioni dispositive, mi sembra invece che si vada esattamente nella direzione opposta !
Il mio no è rivolto soprattutto all’ambito economico delle “presunte” riforme: il governo capitanato dallo spaccone di turno ha indicato in 500 milioni il risparmio derivante dalla vittoria del sì. la ragioneria dello stato sembra invece di diverso avviso indicando in 58 milioni circa il risparmio ottenibile.
ora non so dove vivete voi e con che tipo di politici vi siete abituati, qui da noi in Italia ormai solo gli stupidi ad oltranza non hanno imparato che alle cifre governative ipotizzate va detratto un robusto importo percentuale:
  • grande quando si tratta di ipotesi di maggiori entrate
  • enorme quando si tratta di ipotesi di minori spese (molto spesso l’ipotesi, da positiva, dopo i vari tira e molla, richieste clientelari e mercanteggiare dei politici si trasforma addirittura in negativa, perché storia ci insegna che quando si tratta di spendere e spandere a favore di sé stessi e dei loro amici di trogolo i nostri politici sono inarrivabili mentre sui risparmi a favore del popolo hanno “grandi difficoltà ad afferrare il concetto”)
ora non vorrei sembrare supponente, ma visti antefatti e presupposti confido che, dati i contorti passaggi previsti per l’elezione dei senatori, anche gli ipotetici 58milioni se ne andranno a ramengo, dispersi verso concessioni e inutili strutturazioni per nuovi e vecchi parassiti.

Il tasto dolente, sul quale non sussiste dubbio alcuno che votare no lascerà amaro in bocca, riguarda invece quella cloaca immonda che risponde al nome di Cnel:
negli ultimissimi tempi molte cose sono cambiate; nei costi ormai più che dimezzati e nel fatto, non di poco conto, che il parlamento ha abolito l’ente. Essendo però sotto l’ombrello della costituzione l’ente non è stato ancora sciolto e i suoi 65 dipendenti se ne restano tutto il giorno lì a “fabbricare aria” strapagati per non fare niente e addirittura si pappano premi di produzione, privilegi e indennità !
dopo la decisione parlamentare e in attesa di diversa allocazione all’interno del carrozzone statale, ai dipendenti è stato proposto un trasferimento volontario, solo tre di loro hanno accettato, tutti gli altri sono rimasti lì ben attaccati alla poltrona decisi a resistere fino all’ultimo minuto (privilegio/indennità) possibile, non svolgendo attività di nessun genere. questa è oggi la sensibilità morale e l’onestà intellettuale di certi statalpolitici italiani; espressa in percentuale; un 5% scarso mostra coscienza ..

la chiusura definitiva sarebbe cosa buona e giusta, questo però non solo non basta a convincermi a votare sì, rafforza invece invece in maniera decisiva la mia propensione per il no a una riforma da due i principali motivi in merito
  • i dipendenti scansafatiche non verranno licenziati come in qualunque impresa che chiude i battenti, verranno solamente ricollocati nella pubblica amministrazione (sembra alla corte dei conti, che già non conta di suo). Non vedo risparmi in ciò ma solo clientelismo considerando che al Cnel provengono quasi tutti da sindacati e greppie politiche varie
  • l’aver inserito la chiusura del Cnel all’interno di una riforma che giudico delicata e strutturata in maniera molto poco chiara mi indispone totalmente, sembra quasi sia stata messa lì con un -pacchetto tutto compreso prendere o lasciare- come il classico “specchietto per le allodole” per attirare pollame umano, sembra e probabilmente lo è, visto che per spazzare via il Cnel era sufficiente varare una legge di revisione costituzionale / legge costituzionale e in pochi mesi l’ente sarebbe stato solo un amaro ricordo.
perciò voterò no



ora una ipotesi; e se invece il quesito referendario fosse stato un semplice
  • abolizione totale del senato
  • chiusura di tutti gli enti inutili (oltre al Cnel ne abbiamo ancora più di 100, null'altro che poltronifici, perchè lo spaccone non ne ha chiuso nessuno ?)
questo sì sarebbe stato un gesto forte di cambiamento, chiaro e dirompente, la stragrande maggioranza degli italiani avrebbe votato sì, me compreso. non è difficile immaginare un plebiscito.

perché lo spaccone non ha preso questa strada ? mi vengono in mente solo due possibili risposte: o è un totale incompetente oppure è un politicante di riferimento, fa solo finta di voler cambiare, il suo scopo è invece di perpetuare lo status quo salvando i privilegi della casta cui appartiene.
ma in fondo per noi popolo da soma non è necessario scegliere fra le due non è vero ?

cordiali saluti
 
ma l'esempio + fulgido di trasformismo(trasformismo al governo...un governo sostenuto da parlamentari eletti nelle liste opposte)
rimane questo

e lo so...
c'era da rinnovare il contratto rai...
c'era da chiedere un passaggio su jet ministeriale

italianiiiiiiiiiiiiiiiiii

ahahahaha
 

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