DIO LI FA E POI NON TIRA L'ACQUA

Le fonti che abbiamo riportato sono autorevoli,
e non crediamo si possa facilmente liquidare un editoriale pubblicato sul British Medical Journal
perché forse non c’è stato un referaggio adeguato.

Ora pare che persino un programma televisivo, Rai 3 Report,
questa sera parlerà di alcuni problemi legati al vaccino Pfizer.

Il dibattito è aperto e siamo lieti di avervi contribuito.


Dovrebbe essere chiaro a tutti che la nostra non era una presa di posizione ideologica contro i vaccini
e per la verità neppure contro quello che può essere definito un “postvaccino”, vale a dire “il Pfizer”
e più in generale quei vaccini che usano l’mRNA, una tecnica che consiste nell’iniettare non un virus
ma frammenti della molecola RNA messaggero (mRNA).

Il nostro voleva essere un contributo scientifico e nella scienza si confrontano diverse posizioni, altrimenti si cade nel dogmatismo.

E purtroppo il dogmatismo uscito dall’ambito religioso è invece entrato con forza nell’ambito della scienza
e il “virologo” del Cts è oggi diventato il sacerdote della nuova ortodossia del “pandemicamente corretto”.

Con i nostri scritti cerchiamo di opporci a questa deriva, non certo per alimentare la paura e far confusione,
ma per aumentare le nostre conoscenze, pur ovviamente consapevoli di non possedere la verità.

Ad alimentare la psicosi di fronte ad una malattia insidiosa, ma per fortuna poco letale,

ci stanno pensando i media tradizionali che hanno una grossa responsabilità nella “costruzione” di questa emergenza sanitaria.


Ma veniamo al punto che qui interessa.

I metodi tradizionali di preparazione dei vaccini
hanno portato nel tempo successi indiscutibili per la medicina e per le popolazioni
(basti pensare al vaiolo, alla poliomelite, eccetera).

Chi nega questa realtà non sa cosa dice
(il che ovviamente non significa che rispetto alla attuale epidemia ci siano già diverse cure efficaci
che se adottate tempestivamente consentono di guarire il paziente anche senza il vaccino.
Ma questo è un altro discorso)
.

Lo stesso vale con i vaccini che utilizzano i vettori virali (Ebola, vaccino russo Sputnik cinque, AstraZeneca, eccetera).


Ora ci sono i “postvaccini” mRNA che rappresentano una indubbia novità,
ma al momento non si può escludere che inducano una risposta infiammatoria non specifica
nei riguardi dell’mRNA capace di aumentare la risposta specifica ed immune.


Nuove proteine umane, chiamate fattori di trascrizione, possono essere riprodotte e predispongono al rischio di malattie autoimmuni.

Infatti la produzione dell’antigene “transiente” può dare inizio a questo rischio autoimmune, come ormai è riconosciuto per altre infezioni umane.

Inoltre va ricordato che l’ipotesi dell’uso di modifiche all’mRNA del 2005 è stata applicata con studi clinici sull’uomo per la prima volta soltanto nel 2018.

RNA messaggero è una tecnica innovativa, non intendiamo certo negare i potenziali effetti benefici nella cura di diverse malattie,
ma c’è bisogno di tempi lunghi per la sua applicazione sicura sull’ organismo umano, senza andare incontro a controindicazioni anche gravi.

A nostro avviso in Europa e ancor più in Italia si è proceduto invece troppo in fretta,
scommettendo per la produzione dei vaccini solo su questa nuova tecnica,
trascurando quelle già esistenti, che sembrano al momento dare buoni risultati.


Chi oggi si vaccina con Pfizer o Moderna si immunizza per pochi mesi,
può infettare gli altri e non possiamo neppure escludere che metta a rischio la propria salute.


Di più dopo la prima dose il vaccinato non solo è altamente contagioso, ma può essere contagiato.


E la seconda dose per il richiamo pare al momento non ancora disponibile,
con il rischio di non poter effettuare il richiamo nei tempi previsti o comunque di ritardare di per sé la vaccinazione.


I vaccini tradizionali e quelli virali non sono stati neppure presi in considerazione.

Eppure sarebbero stati utilissimi in questa situazione.


Il rischio è che se si continua così la vaccinazione di massa in Italia
si concluderà quando il vaccino Pfizer non sarà neppure più efficace per quelli che lo hanno fatto adesso.

E quindi si vanifichino le vaccinazioni fatte.


Al momento, inoltre, sono sorti alcuni problemi col “Pfizer”.

Difficile negarlo.

In Norvegia si sta cercando di approfondire il decesso di 29 persone anziane
che sono decedute dopo il “vaccino” contro il coronavirus prodotto dalla Pfizer – BioNtech.

Si presume che gli effetti collaterali comuni possano contribuire ad un peggioramento delle patologie gravi nelle persone anziane.

Tali decessi hanno fatto sì che il “vaccino” Pfizer non venga più inoculato in Norvegia nei pazienti anziani “molto fragili”
evidentemente perché c’è il sospetto che il vaccino dia loro il colpo di grazia.

Lo stesso e accaduto in Germania, dove in Baviera sono morte sette persone dopo la somministrazione dello stesso vaccino.

Anche negli Stati Uniti ci sono già 55 morti, dopo l’uso di vaccini che utilizzano l’RNA messaggero.


Il 18 gennaio u.s. il Dipartimento della salute della California ha riportato che il vaccino Moderna – che funziona come il Pfizer –
ha causato una reazione allergica grave durante il periodo di osservazione e pertanto ha richiesto il ritiro dei lotti.

In Israele si sono infettate circa 12 mila persone vaccinate dopo la prima dose del Pfizer.

Evidentemente la prima dose non protegge o protegge poco.


Casi gravi di problemi legati a questo vaccino sono presenti anche in Italia, ma è vietato parlarne.


Gli eventi avversi postvaccino sono molto diffusi, ma anche di questo è vietato parlare.


Non intendiamo ora aprire questo capitolo.


Perché puntare tutto solo su questo vaccino?

I vaccini AstraZeneca e Reithera consistono in un adenovirus vettore delle spikes del coronavirus.

L’AstraZeneca usa un virus dello scimpanzé, mentre la Reithera un virus del gorilla.

L’adenovirus vettore dello Sputnik cinque è invece di origine umana.


Gli adenovirus usati non sono contagiosi, il tempo di protezione non è ancora conosciuto.

La valutazione dell’agenzia Europea per i medicinali (EMA) del vaccino Covid-19 dell’AstraZeneca
è in corso di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC).

L’Ema, che ha velocizzato molto l’approvazione del vaccino Pfizer,

si prende ora invece tempo,

tanto tempo per questi vaccini che usano tecniche già sperimentate.


Qualcosa non torna.


Il vaccino prodotto dall’AstraZeneca, che si basa su studi sviluppati all’Università di Oxford,
si serve delle proteine presenti nella superfice esterna del coronavirus Sars-CoV-2, denominate spikes,
mediante le quali il virus penetra nelle cellule umane e diffonde la malattia.

Questo vaccino è costituito da un adenovirus modificato
in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike della Covid-19.

L’adenovirus non si replica e non provoca malattia,
pertanto il vaccino diffonde il gene del Sars-CoV-2 nelle cellule dell’organismo.

Vengono prodotte le proteine spikes riconosciute dal sistema immunitario del vaccinato
come estranee rispondendo con anticorpi e cellule T.

Successivamente in un futuro contatto con il virus l’organismo produrrà mediante l’immunità umorale e cellulare
la risposta al virus impedendogli l’entrata nelle proprie cellule e distruggendo le cellule infette.


Le domande che a questo punto, molto concretamente, si pongono sono le seguenti:

Perché abbiamo puntato sin dall’inizio su un unico tipo di vaccino, quando altri erano disponibili?

Perché non abbiamo prodotto in tempi utili un nostro vaccino?

Chi ha deciso che l’unica opzione fosse quella della multinazionale americana?


La questione dei vaccini non avrebbe dovuto essere discussa adeguatamente anche in Parlamento
trattandosi di una vaccinazione che riguarda l‘intera popolazione?

Perché sinora nessun organo di informazione in Italia ha cercato di svelare il mistero Pfizer?
 
Gianluigi Paragone visita una palestra a Sassuolo, parte di un catena, che, sequestrata dalle Forze dell’Ordine,

è stata immediatamente dissequestrata dallo stesso giudice che avrebbe dovuto confermarne il sequestro stesso.

Perchè i famosi DPCM sono norme di carattere amministrativo

e quindi non prevedono l’applicazione dell’art 650 CP che prevede il sequestro in questi casi.

In realtà altri contatti hanno confermato che molto spesso perfino le sanzioni vengono cancellate dai giudici.



In Toscana invece la situazione è più pesante e basata, come sentirete nel video, soprattutto sull’uso delle forze dell’ordine a scopo intimidatorio.


 
Rinaldi parla della recente, anzi attuale, crisi del governo Conte,
togliendo uno dei maggiori alibi per la formazione rapida del governo stesso.


Il Recovery Fund, o meglio il “Next generation EU”, non è una “Cosa” di Conte,

che senza di lui non viene erogata, ma è assegnata all’Italia, nelle modalità e limiti in cui lo vuole utilizzare.



Anche i Paesi Bassi hanno, in questo momento, una crisi di governo e voteranno a metà marzo,

ma nessuno ritiene che questo paese perderà i soldi del Recovery Fund.


Quest’ultimo non è altro che l’ennesimo pretesto che un Presidente del Consiglio abusivo per cercare di rimanere al suo posto.

 
L’ex ambasciatore USA in Marocco, Marc Ginsberg si rivolge ad un tribunale della California
per obbligare Google a rimuovere Telegram dal suo Play Store, sostenendo che l’app di messaggistica viene utilizzata per incitare alla violenza.


La sfida legale rispecchia una causa simile intentata contro Apple.

La causa sostiene che la popolare app viene utilizzata per diffondere violenza, estremismo e antisemitismo.

Anche l’organizzazione no profit di Ginsberg, Coalition for a Safer Web (CSW), è stata indicata come querelante.


La denuncia è partita dopo che Google ha sospeso Parler, il sito di microblogging vicino a posizione trumpiste ,
ed indica come, una volta aperta una porta alla censura, risulta molto difficile chiuderla.


“Google non ha intrapreso alcuna azione contro Telegram paragonabile all’azione che ha intrapreso contro Parler
per costringere Telegram a migliorare le sue politiche di moderazione dei contenuti”, sostiene la causa.


La richiesta viene dopo una simile fatta nei confronti di Apple.

Bisogna dire che Telegram ha una strutture fortemente decentralizzata e , recentemente,
ha attivato anche una opzione web proprio per accedere anche a quei pesi dove non è possibile downlodare la App

Inoltre una app di Google non è strettamente necessario venga downlodata dallo store di Google,
per cui Telegram potrebbe anche sopravvivere tranquillamente in modo indipendente rispetto al gigante americano.

Al contrario Apple non permette di downlodare app da store indipendenti, ma , come abbiamo detto,
Telegram sta introducendo una versione web simile a quella utilizzata da whatsapp, che però sta facendo i primi passi.


Chiudere Telegram è molto più complesso rispetto a Parler perchè creato con una struttura codificata e decentralizzata difficilmente chiudibile.

La Russia tentò per due anni di impedire l’accesso a Telegram sul territorio nazionale, non riuscendoci,
e alla fine RosCom ha raggiunto un accordo con il sistema di messaggeria ed ha addirittura aperto un proprio canale.

Telegram aveva 180 milioni di utenti nel 2017, ora ne ha oltre 500 e si pone come obiettivo il miliardo entro il 2022.


Sempre che i censori democratici americani non gli mettano i bastoni fra le ruote.
 
Come ci informa Italiaoggi, c’è stato un massacro di partite IVA nella prima metà del 2020.


Oltre 30 mila professionisti e circa 170 mila lavoratori indipendenti hanno chiuso la propria attività, cancellando la propria partita IVA.


Quasi ovvi i settori più colpiti, considerando il lockdown:
commercio,
finanza e
immobiliare
con un calo di quasi il 14% nel primo trimestre.

Cali importanti anche tra le professioni dell’area tecnica (-5,7%) e amministrativa (-2,5%).


Secondo un report Comprofessioni, nei primi sei mesi del 2020, oltre 30 mila liberi professionisti,
soprattutto donne, hanno chiuso i battenti sino a a giugno, mentre le partite IVA chiuse, extra attività professionale,
raggiungono le 170 mila, numero impressionante se si considera che in totale quelle colpite dal primo lockdown era 1,5 milioni.

Quindi i due mesi di chiusura da marzo a maggio hanno cancellato oltre il 10% della P.IVA colpite.

La distribuzione territoriale mostra quando stia soffrendo il tessuto produttivo e Imprenditoriale italiano,
con il Nord Italia (-23,9%) che paga un prezzo elevato, superato però dal Centro Italia (-28,3%).

In controtendenza il Sud Italia, dove la variazione risulta invece positiva per entrambe le componenti
e a crescere è soprattutto il numero di datori di lavoro (+15,9%).


Anche l’Istat conferma il calo dei professionisti, con un -1,2%, superiore a quello del 2019 (-0,2%).

Il calo colpisce molto duramente gli under 34, (-11%) mentre cresce la fascia 45-54 (+4%).


Guardando al primo trimestre 2020, sulla base dei dati Istat, il calo di liberi professionisti (-1,2%)
è risultato leggermente più marcato rispetto a quello dell’anno precedente (-0,2%).

La diminuzione sembrerebbe riguardare soprattutto la componente femminile (-2,6%)
risultando molto più contenuta per i maschi (-0,4%).

Il segno negativo è prevalentemente a carico degli under 34 (-11%),
mentre la crescita maggiore si riscontra nella fascia 45-54 anni (+4%).


Nell’ultimo decennio i lavoratori autonomi sono calati di 755 mila unità,
il tutto per la pressione fiscale e contributiva forzata su questa categoria di lavoratori.


Non si tratta solo di una redistribuzione del lavoro, ma anche della distruzione di una fascia sociale

che garantiva stabilità e costituiva il famoso ceto medio, quello che tutti corteggiano, ma che tutti hanno aiutato a distruggere.
 
Togliete quell'espressione dal vocabolario.

Una giornalista della Reuters ha provato a bacchettare l'enciclopedia Treccani "colpevole" - a suo dire -
di riportare nel suo vocabolario un'espressione dal tono razzista come "lavorare come un negro",
chiedendo su Twitter alla stessa enciclopedia di rimuovere l'espressione.



La risposta della Treccani, come riporta La Verità, è da manuale,
un colpo a segno contro la neolingua politicamente corretta e la cancel culture:

"In un dizionario non è soltanto normale ma è doveroso che sia registrato
il lessico della lingua italiana nelle sue varietà e nei suoi ambiti d'uso:
dall'alto al basso, dal formale all'informale, dal letterario al parlato, dal sostenuto al familiare e anche al volgare".

Il dizionario, prosegue la Treccani, "registra quanto viene effettivamente adoperato da parlanti e scriventi.
Non siamo in uno Stato etico in cui una neolingua "ripulita" rispecchi il "dover essere" virtuoso di tutti i sudditi.
Il dizionario ha il compito di registrare e dare indicazioni utili per capire chiaramente in quali contesti la parola o l'espressione viene usata.
Starà al parlante decidere se usare o non usare una certa parola; se esprimersi in modo civile o incivile".


Peraltro, la Treccani segnala correttamente nel celebre vocabolario che l'uso attuale della parola "negro"
"è avvertito o usato con valore dispregiativo" sicché in ogni accezione riferibile alle popolazioni di colore e alle loro culture
si preferisce l’aggettivo e sostantivo "nero".

La stessa Treccani ricorda come nella nostra cultura la parola "negro" - non per forza di cose riferita all'etnia - sia stata ampiamente usata:

In Mongibello a la focina negra (Dante);

Vedova, sconsolata, in vesta negra (Petrarca);

Sotto due negri e sottilissimi archi Son duo negri occhi (Ariosto);

sogni et penser’ negri Mi dànno assalto
(Petrarca);

s’asside Su l’alte prue la negra cura (Leopardi).


Che facciamo, rivediamo questi testi e cambiamo le parole di questi classici per ottemperare le richieste del politicamente corretto?

Come ha spiegato la Treccani, fortunatamente non viviamo in uno Stato etico dove vige una neolingua corretta ripulita dai termini che non ci piacciono.

Perché un dizionario deve riportare tutto.

Poi, appunto, sta alle persone usare le parole con intelligenza, in maniera civile o meno.

Chi decide di seguire la strada dell'inciviltà, ne pagherà - come è giusto che sia - le conseguenze.

Ma cancellare le parole dal dizionario per apparire più tolleranti non ci renderà migliori, in nessun modo.


La cancel culture vuole invece cancellare la storia,

sposando una sorta di fondamentalismo estetico dove tutto viene "ripulito" e annacquato

secondo i dettami dell'ideologia politicamente corretta.



Tutti i termini, le espressioni, i simboli - basti pensare alle statue negli Stati Uniti -
che possono potenzialmente offendere le minoranze - a cui si rifà la sinistra liberal,
dopo aver abbandonato i lavoratori - devono essere rimossi.

Come nei peggiori romanzi distopici.

Citiamo un passaggio chiave di George Orwell, 1984:


"Ogni disco è stato distrutto o falsificato,
ogni libro è stato riscritto,
ogni immagine è stata ridipinta,
ogni statua e
ogni edificio è stato rinominato,
ogni data è stata modificata.
E il processo continua giorno per giorno e minuto per minuto.
La storia si è fermata.
Nulla esiste tranne il presente senza fine in cui il Partito ha sempre ragione".
 
Fa parte della cricca.

Anna Irrera is a Chief Correspondent at Reuters in London where she covers the financial technology sector
and technology related developments at some of the world’s largest financial institutions.

In her role she works on stories on topics at the intersection of Wall Street and Silicon Valley,
including cryptocurrencies and their underlying technology blockchain, peer-to-peer lending and online investing.

Anna was previously team leader for financial companies coverage and fintech correspondent for Reuters based in in New York.

She joined Reuters in 2016 having previously covered fintech for more than three years at Financial News,
a Dow Jones newspaper in London, where she played a key role in the publication’s expanded fintech coverage.

She joined Dow Jones in 2012 as an online reporter for Financial News,
having moved to the UK from Rio de Janeiro, Brazil where she worked at Reuters’, English language international service.

She holds M.S. degree (with honors) from the Columbia University Graduate School of Journalism in New York
and a graduate degree in law from the Università Cattolica del Sacro Cuore in Milan.
 
Ahahahahahahah


A causa della crisi di governo il povero Renzi ha dovuto prendere un aereo in fretta e furia, come testimonia Il Domani,
e tornare precipitosamente in Italia dall’Arabia Saudita.

Cose che capitano ai politici impegnati come il nostro, chiamati in ogni angolo del mondo a portare frammenti del proprio sapere…


Il Nostro è membro del board del FII; un istituto saudita che organizza eventi di carattere geopolitici e conferenze,
e, per questa carica, il buon Matteo percepisce 80 mila euro all’anno, se partecipa agli incontri.


Del resto questa è solo una parte, anche piccola delle sue entrate come conferenziere in tutto il mondo,
perchè, sempre secondo Il Domani, incassa circa due milioni di euro all’anno da questa attività.



Il Tosco quindi è molto desiderato all’estero, dove lo vogliono sentire tutti e pure lo pagano molto bene.

In Italia lo pagherebbero in tanti, ma per stare zitto, e questo ha dell’ironico.


Qualcuno poi potrebbe chiedersi se queste laute prebende non vengano ad influenzare i comportamenti di un politico
che, potenzialmente, potrebbe avere delle cariche di governo e che le ha avute in passato.



Naturalmente è tutto regolare, e nessuno si fa delle domande.


Alla fine è tutto permesso per Renzi d’Arabia.
 
Moltissimo di ciò che ci dicono su virus e vaccini è sbagliato. Il resto è nascosto


La scoperta che il Sars Cov 2 sia un virus batterico ha enormi conseguenze.

Il rischio tra i vaccinati di potenziamento fatale della malattia.

Il fenomeno della vaccino resistenza causa la diffusione di mutanti del virus più pericolosi e contagiosi.

Quale ruolo virtuoso avrebbero avuto gli asintomatici, in condizioni normali,
se non fossero stati messi in quarantena ?

Di tutto questo e di molto altro parliamo con la dott.ssa Loretta Bolgan



Potresti imbatterti in Loretta Bolgan
se preso da dubbi, perplessità e preoccupazioni - rispetto alla pressante richiesta di adesione alla campagna vaccinale -
ti decidi a percorrere la rete in lungo e in largo cercando di saperne di più.

Ti stai chiedendo se sia la cosa giusta da fare, se sia l’unica scelta possibile per te, le persone che ami, per tutti noi.

Chi ha fortuna la incontra e sente e comprende immediatamente che ciò che intuiva seppure oscuramente era più che fondato.

Ascoltandola si percepisce che ciò che la muove è autentico desiderio di avvertire il suo prossimo intorno ai grandi temi della salute.

Del tutto scevra da qualsiasi conflitto di interesse, si capisce facilmente come mai gli organi ufficiali di informazione la evitino scrupolosamente.




In Studi e Salute , il suo sito personale, Loretta si è posta l’obiettivo di rendere disponibile a tutti noi
accanto ad una sezione “Testimonianze” e uno spazio dedicato a “La Forza della Vita”,
“una banca dati in cui raccoglie materiali di carattere scientifico e divulgativo (articoli, dossier, ebook ecc.)
principalmente su due aree tematiche: la salute umana e l’ambiente,
con lo scopo di informare e mantenere aggiornato il lettore su temi attuali sempre più complessi,
in modo da aiutarlo a discernere in maniera consapevole, per il benessere individuale e collettivo,
tra le molteplici possibilità di scelta che il progresso ci offre».

Basta visitare la sezione salute del suo sito per rendersi conto della qualità e quantità di materiali documentali scritti,
pubblicati e messi a disposizione gratuitamente di chiunque interessato alla loro consultazione.
Studi ambiente - Studi e Salute della dr.ssa Loretta Bolgan
L. Bolgan
 
Parla di se stessa con estrema sintesi definendosi un consulente scientifico.

Si è laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche a Padova, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in scienze farmaceutiche.

Durante il dottorato ha lavorato come Research fellow al Massachusetts General Hospital (Boston).

Dopo il suo primo percorso di studi che le ha permesso di acquisire competenze in ambito farmaceutico, della biologia molecolare e cellulare,
ha lavorato come ricercatrice industriale nello sviluppo di kit diagnostici di biologia molecolare,
e nell’allestimento di dossier di registrazione di farmaci e galenici.

Nel settore dell’industria farmaceutica si è occupata di registrazione e sviluppo di progetti di ricerca in ambito oncologico.

È stata consulente di parte in merito alla legge 210/92, inquinamento ambientale e malattie professionali,
ha partecipato all’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito nel gruppo vaccini.

Attualmente è consulente per l’Ordine Nazionale dei Biologi per la tossicologia dei farmaci e dei vaccini,
si occupa anche di medicina funzionale, nutrigenomica, terapie nutrizionali.

Da oltre 20 anni, Loretta collabora, quale consulente scientifico, con associazioni no-profit,
movimenti civici e comitati scientifici che hanno come obiettivo la tutela del consumatore,
della salute umana e ambientale e lavorano per la libertà vaccinale e terapeutica e per la salvaguardia dell’ambiente.

Non lasciarti fuorviare dal suo sorriso gentile.

In lei generosità, determinazione, forza, coraggio, competenza si integrano alla perfezione
facendone una combattente per le cause della Vita e le istanze del benessere psicofisico.

Chi ha provato ad esorcizzare la potenza dirompente del suo messaggio nei confronti della narrativa dominante
attaccandola personalmente o sulla base di presunti errori
nella presentazione delle evidenze tecnico-scientifiche a supporto delle sue avvertenze ha fatto tutt’altro che una bella figura.

Se la consapevolezza della molteplicità dei suoi interessi e delle sue attività-collaborazioni
(Loretta è protagonista di associazioni dello spessore di Corvelva, Comilva, RinascimentoItalia)
insieme alla consultazione del suo CV permettono di soppesare adeguatamente l’eccelsa qualità della sua formazione
e della sua esperienza è solo leggendola e ascoltandola che si può apprezzare il carattere di forte rottura
con le spiegazioni circolanti delle verità scientifiche di cui si fa ambasciatrice contro la propaganda dilagante
che diffonde e usa la paura del contagio e la concomitante improrogabile necessità, quale unica arma utilizzabile di reclusioni coatte e vaccinazioni di massa.


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