Concordo
ROMA – Tassi fermi, pausa negli acquisti diretti di titoli di Stato e stop ai maxi-prestiti triennali alle banche che hanno fatto lievitare il bilancio della Banca centrale europea oltre i 3.000 miliardi di euro, ben al di sopra della Fed americana e a livelli mai visti nei 13 anni di vita dell'euro.
Alla consueta conferenza stampa che seguira' la decisione sul costo del denaro, questo giovedi', il presidente della Bce Mario Draghi probabilmente mostrera' un approccio attendista: prima di fare la prossima mossa, l'Eurotower vuole vederci chiaro sullo sblocco effettivo dei 130 miliardi del nuovo prestito alla Grecia, dell'intesa con i creditori privati per evitare il default e dell'atteso aumento del 'firewall' anti-crisi da parte dei partner europei ai quali proprio l'Eurotower ha guadagnato qualche mese di tempo.
Una Bce che resta alla finestra, dunque, su piu' fronti: quello del costo del denaro, dove dopo due tagli effettuati all'inizio del suo mandato Draghi potrebbe decidere, per il terzo mese consecutivo, di lasciare tutto fermo all'1% spingendosi a definire i tassi ''adeguati'' per segnalare che non vi sono sorprese dietro l'angolo; sul fronte degli acquisti dei titoli di Stato, dove dopo le operazioni su Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia la Bce ha fermato tutto e da tre settimane non agisce piu' sul mercato; e sul fronte dei prestiti straordinari alle banche, tema su cui Draghi sara' bersagliato di domande dopodomani viste le dimensioni ragguardevoli del programma 'Ltro'.
Si tratta – ha detto oggi la cancelliera tedesca Angela Merkel – di ''misure temporanee''. E' probabile che lo stesso Draghi si affretti, giovedi', a spegnere qualsiasi aspettativa di nuovi maxi-prestiti da Francoforte.
Attraverso due operazioni distinte, a dicembre e febbraio, la Bce ha del resto fornito agli istituti di credito oltre 1.000 miliardi a tre anni al tasso agevolato dell'1%, un maxi-finanziamento che ha raffreddato gli spread di Italia e Spagna e messo le banche al riparo da una crisi di liquidita' che avrebbe potuto scatenare una nuova Lehman Brothers. Ora, e' il ragionamento della Bce, tocca alle banche prestare a famiglie e imprese, dopo aver contribuito (in alcuni casi in maniera decisiva) alla discesa degli spread attraverso massicci acquisti di titoli di Stato nazionali.
Un'urgenza tanto maggiore in quanto il bilancio dell'Eurosistema (che ricomprende oltre alla Bce le banche centrali nazionali dell'Eurozona), che gia' aveva superato quello della Fed, ha sfondato i 3.000 miliardi di euro: per avere un ordine di grandezza, il Pil tedesco vale 2,3 miliardi e il bilancio della Fed 2,2 miliardi di euro.
Le banche ci metteranno un po' prima di trasformare tanta liquidita' in prestiti: anche oggi i loro depositi overnight presso la Bce sono volati all'ennesimo record superando gli 827 miliardi. Ma i mal di pancia per la linea di Draghi ci sono eccome:la Bundesbank tedesca si appresta a chiudere il suo peggior bilancio in sette anni, a causa degli accantonamenti per coprire i rischi dei Paesi super-indebitati.
E il suo presidente Jens Widmann e' irritato per la scelta di ampliare la gamma di garanzie (e quindi di rischi nel bilancio Bce) che le banche possono fornire a Francoforte in cambio di liquidita'. Temi spinosi che inevitabilmente emergeranno giovedi', con sullo sfondo le nuove stime su crescita e inflazione dei Diciassette preparate dagli economisti della Bce: un Pil 2012 probabilmente peggiorato rispetto a tre mesi fa, e un'inflazione che a causa del greggio resta ostinatamente alta, sul 2% in media d'anno, allontanando sfumare l'ipotesi di un calo ulteriore dei tassi.
6 marzo 2012 | 19:49