VOLEVO DIRE A TIZIANO FERRO CHE SPESSO NON ME LO SO SPIEGARE NEMMENO IO

Perchè proprio ora ? SEMPLICE


“Il diritto alla pensione (al compimento dei 60 anni) per i parlamentari al primo mandato scatta dopo 4 anni, 6 mesi e un giorno di legislatura.

I 4 anni sei mesi e un giorno coincidono con il 24 settembre 2022.

Si immaginerebbe quindi che nessun parlamentare volesse interrompere la legislatura prima di quella data, ne rischiare di farlo.

Ma la legge stabilisce che ciascun parlamentare resta in carica fino alla prima seduta del Parlamento successivo.


Dunque, anche se oggi 16 luglio, la legislatura si interrompesse,

il diritto al vitalizio verrebbe conservato perché di qui all’insediamento del nuovo Parlamento occorrerebbero almeno 80 giorni:

a conti fatti saremmo già al 5 ottobre: il diritto al vitalizio è dunque già come fosse maturato”.
 
Rate 2021 da pagare entro la scadenza del 31 luglio

Si avvicina il termine del 31 luglio,
entro il quale i contribuenti che avevano aderito alla rottamazione ter e al saldo e stralcio sono chiamati a versare le rate dell’anno 2021.

Nel dettaglio, si tratta delle rate che erano programmate in scadenza

il 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre 2021 (rottamazione ter)

e il 31 marzo e 31 luglio 2021 (saldo e stralcio)

e che, in base all’intervento del decreto Sostegni ter, sono state ricalendarizzate al 31 luglio 2022.

Si applicano a tale termine i cinque giorni di tolleranza,
garantendo al contribuente di poter versare le somme entro la data dell’8 agosto 2022.

Si può quindi affermare che le rate 2021 saranno chiamate al versamento entro il termine ultimo di lunedì 8 agosto 2022.


Attenzione
Un versamento oltre i termini o per importi parziali comporterà la decadenza dalla misura agevolativa e i versamenti effettuati saranno considerati a titolo di acconto sulle somme dovute.



Entro il 30 novembre 2022 (termine ultimo il 5 dicembre, beneficiando dei cinque giorni di tolleranza)

dovranno essere corrisposte le rate in scadenza il 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre 2022 della sola rottamazione ter.

Quindi i contribuenti potranno optare per il versamento del dovuto nell’anno 2022, corrispondendo le somme entro il 30 novembre.

Rottamazione ter: rimessione in termini 2022
Rata in scadenza Termine di versamento5 giorni di tolleranza
Anno 202230 novembre 20225 dicembre 2022
 
Ricordo agli smemorati.


Con un comunicato stampa di venerdì 29 luglio l'Agenzia delle Entrate-Riscossione

ha ricordato ai contribuenti che c'è ancora qualche giorno (fino all'8 agosto 2022)

per pagare le rate della "Rottamazione ter" e del "Saldo e stralcio" originariamente in scadenza nel 2021.



Il 31 luglio 2022 è il termine “ultimo” per versare le rate che erano in scadenza nel 2021,

tuttavia, considerando la possibilità di effettuare il pagamento avvalendosi anche dei 5 giorni di tolleranza aggiuntivi

concessi dalla legge (articolo 3, comma 14-bis, del DL n. 119 del 2018), saranno considerati validi i pagamenti effettuati entro l'8 agosto 2022.


Le rate scadute nel 2021 potranno così essere versate, in unica soluzione entro l'8 agosto 2022 (considerando i 5 giorni di tolleranza)

per le rate del 2021 di “Rottamazione-ter”, “Saldo e stralcio” e “Rottamazione UE”, in particolare, entro tale termine:

  • per mantenere i benefici del “Saldo e stralcio”, dovranno essere versate le rate in scadenza il 31 marzo e il 31 luglio 2021.

  • per mantenere i benefici della “Rottamazione-ter”, dovranno essere versate le rate in scadenza il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre 2021.

Ricordiamo che la legge di conversione del “Decreto Sostegni-ter” (Legge n. 25/2022)

ha previsto la riammissione ai benefici della “Definizione agevolata” per i contribuenti decaduti

a causa del mancato, tardivo o insufficiente pagamento, entro il 9 dicembre 2021

(14 dicembre considerando i 5 giorni di tolleranza, termine definito dal Decreto Fiscale” n. 146/2021),

delle rate in scadenza negli anni 2020 e 2021.
 
Lo stesso provvedimento ha inoltre fissato un nuovo termine per considerare tempestivo il versamento anche delle rate in scadenza nell’anno 2022.

In particolare, la legge ha previsto la possibilità di mantenere i benefici delle definizioni agevolate

se il versamento delle rate originariamente previste negli anni 2020 e 2021,

nonché quelle in scadenza nel 2022, viene effettuato entro le seguenti date:


  • 30 aprile 2022 per le rate di “Rottamazione-ter” e “Saldo e stralcio” originariamente in scadenza nel 2020;

  • 31 luglio 2022 per le rate di “Rottamazione-ter” e “Saldo e stralcio” originariamente in scadenza nel 2021;

  • 30 novembre 2022 per le rate di “Rottamazione-ter” previste nel 2022.
Per approfondire è possibile consultare le FAQ con le risposte alle domande più frequenti

rispetto al nuovo calendario delle scadenze previsto dal Decreto Sostegni ter convertito il legge

per ciò che riguarda la Rottamazione-ter e il Saldo e stralcio.

Consulta qui il file con le risposte.
 
In caso di versamenti oltre i termini previsti o per importi parziali,

verranno meno i benefici della misura agevolata

ed i pagamenti già effettuati saranno considerati a titolo di acconto sulle somme dovute.


La legge n. 25/2022 ha inoltre stabilito l’estinzione delle procedure esecutive

eventualmente avviate in seguito al mancato, parziale o ritardato pagamento, entro il 9 dicembre 2021, delle rate in scadenza negli anni 2020 e 2021.
 
Prima ci hanno angariato con la stagflazione,

poi con la recessione

ed infine con l’inflazione


Dei tre è la migliore.
 
Tokio va contro corrente rispetto alla FED ed alla BCE e rimane stabile sui tassi.

La Banca del Giappone ha mantenuto il tasso di interesse di riferimento a breve termine a -0,1%

e il rendimento dei titoli di stato a 10 anni intorno allo 0% durante la riunione di settembre, come ampiamente previsto.



La decisione è arrivata poche ore dopo il rialzo dei tassi di 75 pb da parte degli Stati Uniti, il terzo di fila, ed ha segnalato ulteriori rialzi.

I responsabili politici hanno ricordato che l’economia giapponese dovrebbe subire pressioni al ribasso
a causa degli alti prezzi delle materie prime dovuti alla prolungata guerra in Ucraina.

Tuttavia, è probabile che l’economia si riprenda, dato che l’impatto del COVID e dei problemi della catena di approvvigionamento si è attenuato.

Sul fronte dei prezzi, la variazione a/a dell’inflazione al consumo è stata compresa tra il 2,5 e il 3%,
a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimenti e dei beni durevoli.


La più alta da otto anni, ma risibile se confrontata con i valori USA ed Europei:



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La banca centrale ha dichiarato che continuerà ad acquistare quantità illimitate di obbligazioni
per difendere un tetto implicito dello 0,25% ogni giorno di mercato, come sta facendo da aprile.

Il consiglio di amministrazione ha inoltre deciso di eliminare gradualmente il programma di prestiti di soccorso in caso di pandemia
e di ampliare le operazioni di liquidità destinate a una gamma più ampia di esigenze di finanziamento delle imprese.



Lo Yen ha toccato i minimi sul Dollaro, superando i 145 per USD.

Questo può essere legato alla politica monetaria di Tokio


yen-USD-22-9.png



In realtà oggi l’Euro ha toccato un ulteriore minimo rispetto al dollaro,
il tutto nonostante la BCE abbia già annunciato una politica monetaria restrittiva.

In questi casi, viene a pesare molto di più il disavanzo commerciale , piuttosto che la politica monetaria.

Sia l’Euro zona sia il Giappone hanno segnato disavanzi commerciali record,
soprattutto legati agli alti costi energetici, e questo problema non si risolve con i tassi.
 
Nel corso della riunione di settembre,
la Fed ha aumentato il tasso sui federal funds di 75 punti base, portandolo al 3%-3,25%,
il terzo aumento consecutivo di tre quarti di punto e spingendo i costi di finanziamento ai massimi dal 2008.


I responsabili politici prevedono inoltre che saranno opportuni ulteriori aumenti della fascia obiettivo,
come ha ribadito il presidente Powell durante la conferenza stampa.

Dobbiamo lasciarci alle spalle l’inflazione. Vorrei che ci fosse un modo indolore per farlo. Non c’è”.

Quindi il governatore della FED si è detto pronto a fare di tutto, anche a mandare il recessione l’economia, pur di far calare l’inflazione.



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In prospettiva più lunga vediamo come sia stato superato il livello del 2018


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Il cosiddetto “dot plot”, (cioè l’andamento previsionale degli esperti),
ha mostrato che i tassi di interesse raggiungeranno probabilmente il 4,4% entro dicembre,
oltre il 3,4% previsto a giugno, e saliranno al 4,6% l’anno prossimo.

Nel frattempo, le previsioni di crescita del PIL sono state riviste al ribasso per mostrare un’espansione dello 0,2% quest’anno,
rispetto all’1,7% visto in giugno e all’1,2% nel 2023, al di sotto dell’1,7% visto in giugno.

L’inflazione misurata dal PCE dovrebbe raggiungere il 5,4% nel 2022 (5,2% previsto a giugno) e il 2,8% nel 2023 (contro il 2,6%).

Anche il tasso di disoccupazione è stato rivisto leggermente al rialzo al 3,8% (contro il 3,7%) quest’anno e al 4,4% (contro il 3,9%) l’anno prossimo.


Gli esperti però ora dubitano che le previsioni della FED siano corrette, e ritengono che siano eccessivamente intrise di ottimismo.

Eric Winograd, economista senior per gli Stati Uniti di AllianceBernstein ha detto:

La maggior parte di ciò che abbiamo visto dalla Fed nella dichiarazione e nelle proiezioni è coerente con le aspettative.
Penso però che le previsioni economiche siano ancora troppo ottimistiche.
La Fed prevede un aumento della disoccupazione solo al 4,4%, che è solo leggermente superiore al tasso neutro di lungo periodo.
Dubito che un aumento così lieve della disoccupazione sia sufficiente a far scendere l’inflazione.
Detto questo, è chiaro che la Fed si sente a proprio agio con un ritorno molto lento dell’inflazione all’obiettivo:
le sue previsioni indicano un ritorno dell’inflazione al 2% solo nel 2025
“.


Powell avrà il coraggio di aumentare i tassi alla vigilia delle primarie USA?
 
Grazie Europa

Grazie Euro.


L'euro crolla e non potrebbe essere diversamente.

Ha esteso le perdite al di sotto della parità di 1 Dollaro, aggirandosi intorno al livello più debole dal 2002,
dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato una parziale mobilitazione militare in Russia,
una mossa che viene vista come un’escalation dall’Occidente che mette nel centro della crisi la UE.

Sul fronte della politica monetaria, tutti gli occhi sono puntati sulla dichiarazione della Federal Reserve statunitense,
che con un aumento dei tassi di 75 punti base, per la terza volta consecutiva,
sta ampliando il divario dei tassi d’interesse con l’area dell’euro.

Questo ha dato una spinta alla svalutazione dell’Euro rispetto al Dollaro, come possiamo vedere dal seguente grafico



euro-ai-minimi-21-9.png



Nel frattempo, il Presidente della BCE Christine Lagarde ha dichiarato in un discorso di martedì
che i responsabili politici dell’area dell’euro continueranno ad aumentare i tassi di interesse
nei prossimi incontri per frenare l’aumento dell’inflazione, anche se le mosse finiranno per limitare la crescita economica.

La BCE ha aumentato i tassi d’interesse di 75 punti base a settembre,
dopo un aumento di 50 punti base a luglio, e si prevede che a ottobre i tassi aumenteranno di 50-75 punti base.


Non c’è alternativa alla svalutazione e questo per motivi molto reali e semplici:

il deficit commerciale dell’area Euro è esploso per il doppio colpo di scarsità energetica e prezzi dell’import del gas alle stelle




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Questo grande deficit commerciale è ancora più impressionante se visto in una prospettiva venticinquennale


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L’Euro non può a questo punto che svalutare, e svalutare anche sensibilmente, non di qualche centesimo.

La BCE cercherà di applicare la dolorosa “Terapia Monti”: far calare il deficit commerciale deprimendo fortemente consumi e investimenti.

La BCE lo farà con altrettanto duri aumenti dei tassi di interesse.


Cambia lo strumento, non il risultato: una correzione dell’import a suon di riduzione forzata dei consumi,

che è un modo economicamente accettabile per dire povertà, il tutto ovviamente sulla pelle dei cittadini.


Personalmente non so se questo sarà possibile senza che socialmente succeda qualcosa.
 
Gli indicatori della situazione economica basati sul sentiment
(come ad esempio gli indici dei responsabili degli acquisti)
puntano verso il basso e peggiorano di mese in mese.

Di segno esattamente opposto le indagini sull’inflazione, che evidenziano un aumento delle attese.

Segnaliamo in particolare il deterioramento delle prospettive a medio termine relative agli Stati Uniti.


L’inflazione core, quella che esclude i prezzi di generi alimentari ed energia,
resta ostinatamente oltre il 6%, cioè ai massimi in 40 anni.

Mentre negli USA combattere l’inflazione è un compito che spetta chiaramente alla banca centrale,
in Europa le autorità politiche cercano freneticamente la strategia più adatta a contenere i costi,
data l’incertezza generale causata dai consistenti pagamenti anticipati per riscaldamento ed elettricità.

I mercati inizialmente plaudono a ogni proposta, ma ci mettono poco a decretare che le misure non sono sufficienti.

Si crea quindi un circolo vizioso.


Diverse sono le ipotesi al vaglio:

contributi una tantum,

tetti ai prezzi,

una strategia comune dell’UE per gli acquisti di gas…

Tuttavia il quadro è molto eterogeneo.
Oltre alle decisioni prese dall’UE bisogna considerare le varie realtà nazionali.
Si parla di “distorsione della concorrenza” a seconda di quali gruppi di consumatori o imprese vengano favoriti nei diversi Paesi.


I fatti però costringono autorità politiche e monetarie ad intervenire.

Il conflitto in Ucraina imperversa da troppo tempo e il conseguente aumento dei costi dell’energia ha ormai intaccato quasi tutti i settori.

In tutto il mondo ristoranti, provider di servizi, fornitori e produttori di articoli di marca stanno aumentando i prezzi.


Qual è il modo migliore per interrompere questa spirale?

Come si prospetta la situazione per il 2023?

Per quanto riguarda i prezzi dell’energia c’è un barlume di speranza.

Negli Stati Uniti i prezzi della benzina sono nettamente diminuiti rispetto ai massimi di giugno,
il petrolio WTI è tornato a scambiare a 85 USD al barile, vale a dire ben al di sotto della soglia dei 90 USD.


Inoltre, gli ultimi dati dell’agenzia federale tedesca che gestisce la rete elettrica indicano che i serbatoi di gas sono quasi pieni (96%),
mentre i prezzi all’ingrosso per il gas si attestano su livelli decisamente inferiori rispetto ai picchi della scorsa estate.

Si profila quindi la possibilità che a partire dalla primavera del 2023 i dati comparativi anno su anno
per i prezzi dell’energia siano molto più bassi di quelli odierni, e che di conseguenza l’inflazione rallenti.


Purtroppo però sia negli USA che in Europa si è innescata una spirale dei prezzi che interessa tutti i prodotti e servizi.

Segnaliamo in particolare l’aumento del costo del lavoro derivante dalla solidità del mercato occupazionale.

Negli Stati Uniti prosegue il boom di assunzioni e la forza lavoro scarseggia. Lo stesso accade in Germania.


Inoltre, i costi di trasformazione nel quadro della transizione energetica,
il rimpatrio della produzione a fronte dell’incertezza legata alle filiere globali
e i costi elevati delle abitazioni spingono gli indici dei prezzi al rialzo.

Per questo secondo noi nel 2023 dovremo mettere in conto un’inflazione ancora più “vischiosa”,
che non raggiungerà le vette attuali ma resterà comunque elevata attorno al 5%-6%
e continuerà a far salire i tassi di interesse.

Di conseguenza le banche centrali rimarranno vigili e alzeranno ulteriormente i tassi di riferimento.


I mercati sperano in un imminente picco dell’inflazione che possa portare ad un calo dei tassi di interesse,
ma tali attese con ogni probabilità resteranno deluse almeno per tutta la prima metà del 2023.
 

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