Val
Torniamo alla LIRA
In un tale contesto, dunque, cosa fare?
Una delle vie percorribili è il boicottaggio del Green pass,
sia da parte degli esercenti sia da parte dei singoli cittadini che ne sono titolari.
Rifiutarsi di chiedere o mostrare il Green pass pur detenendolo
ed essere disposti a pagare la eventuale relativa sanzione
– che in fin dei conti è poca cosa rispetto ai beni in questione –
è la via più diretta, più sicura e più giuridica
per far sì che la logica del Green pass non si istituzionalizzi
– come sta già avvenendo –
e che lo Stato di diritto venga finalmente ripristinato.
Non si tratta, ovviamente, né di una questione politica né ideologica,
come potrebbero ritenere gli ingenui
o coloro che sono in malafede
perché nel segreto della loro anima nera militano per la soppressione della effettività del diritto,
ma si tratta di una questione puramente giuridica.
Lo Stato ha pesantemente ridotto gli spazi di libertà e i diritti fondamentali a causa della pandemia;
lo Stato ha inserito uno strumento che riconosce l’ampiezza delle libertà e dei diritti
in base ai meriti sanitari acquisiti (vaccinazione parziale, totale, guarigione) durante l’emergenza pandemica;
lo Stato non intende più tornare allo status quo ante,
lasciando perdurare questo strumento sostanzialmente anti-giuridico.
Contro tale dinamica
la disobbedienza del singolo cittadino alla legge ingiusta,
costituisce l’unica via per riappropriarsi di quei diritti e di quelle libertà fondamentali di cui è stato privato
e, aspetto ancor più importante, per ripristinare la corretta visione del diritto
che non è soltanto la volontà dello Stato,
che non è la pura correttezza formale della norma che lo esprime,
che non è il mero utile della società,
che non è la necessità legalizzata.
Una erronea visione
del diritto,
della sua natura,
della sua funzione,
della sua logica,
dei suoi limiti
non può che causare una erronea visione dello Stato
ed anche dei profili giuridici della gestione di una pandemia.
Se la subordinazione dei diritti fondamentali ad un certificato
è stato qualcosa di inedito e aberrante nella storia del diritto,
la sua istituzionalizzazione,
tramite la non abolizione del Green pass illimitato
per di più passivamente accettato da parte dei singoli cittadini,
non può che essere un qualcosa di gran lunga più mostruoso
poiché rivelerebbe l’inconsistenza delle coscienze giuridiche
e significherebbe che qualunque provvedimento formalmente corretto,
ma sostanzialmente anti-giuridico e anti-umano
potrebbe essere approvato con la sicurezza che venisse da tutti tacitamente accettato:
è la prova della decadenza della civiltà giuridica dinnanzi alla quale ci troviamo.
Una delle vie percorribili è il boicottaggio del Green pass,
sia da parte degli esercenti sia da parte dei singoli cittadini che ne sono titolari.
Rifiutarsi di chiedere o mostrare il Green pass pur detenendolo
ed essere disposti a pagare la eventuale relativa sanzione
– che in fin dei conti è poca cosa rispetto ai beni in questione –
è la via più diretta, più sicura e più giuridica
per far sì che la logica del Green pass non si istituzionalizzi
– come sta già avvenendo –
e che lo Stato di diritto venga finalmente ripristinato.
Non si tratta, ovviamente, né di una questione politica né ideologica,
come potrebbero ritenere gli ingenui
o coloro che sono in malafede
perché nel segreto della loro anima nera militano per la soppressione della effettività del diritto,
ma si tratta di una questione puramente giuridica.
Lo Stato ha pesantemente ridotto gli spazi di libertà e i diritti fondamentali a causa della pandemia;
lo Stato ha inserito uno strumento che riconosce l’ampiezza delle libertà e dei diritti
in base ai meriti sanitari acquisiti (vaccinazione parziale, totale, guarigione) durante l’emergenza pandemica;
lo Stato non intende più tornare allo status quo ante,
lasciando perdurare questo strumento sostanzialmente anti-giuridico.
Contro tale dinamica
la disobbedienza del singolo cittadino alla legge ingiusta,
costituisce l’unica via per riappropriarsi di quei diritti e di quelle libertà fondamentali di cui è stato privato
e, aspetto ancor più importante, per ripristinare la corretta visione del diritto
che non è soltanto la volontà dello Stato,
che non è la pura correttezza formale della norma che lo esprime,
che non è il mero utile della società,
che non è la necessità legalizzata.
Una erronea visione
del diritto,
della sua natura,
della sua funzione,
della sua logica,
dei suoi limiti
non può che causare una erronea visione dello Stato
ed anche dei profili giuridici della gestione di una pandemia.
Se la subordinazione dei diritti fondamentali ad un certificato
è stato qualcosa di inedito e aberrante nella storia del diritto,
la sua istituzionalizzazione,
tramite la non abolizione del Green pass illimitato
per di più passivamente accettato da parte dei singoli cittadini,
non può che essere un qualcosa di gran lunga più mostruoso
poiché rivelerebbe l’inconsistenza delle coscienze giuridiche
e significherebbe che qualunque provvedimento formalmente corretto,
ma sostanzialmente anti-giuridico e anti-umano
potrebbe essere approvato con la sicurezza che venisse da tutti tacitamente accettato:
è la prova della decadenza della civiltà giuridica dinnanzi alla quale ci troviamo.