OGNUNO DI NOI HA VISSUTO QUALCOSA CHE L'HA CAMBIATO PER SEMPRE

Ci siamo: si avvicina il giorno della liberazione, il 25 aprile del virus.

L’11 febbraio potremmo dire addio alle mascherine, non solo in zona bianca
(le Regioni in questa fascia di rischio minimo, ad oggi, sono solo tre: Umbria, Molise e Basilicata),
bensì nell’intero territorio nazionale.

Lo ha annunciato ieri pomeriggio il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa.

Ottimo.

Come al solito, però, il diavolo sta nei dettagli.

E ci sono almeno due motivi per sospettare che, dietro la magnanima concessione del governo, si nasconda un inganno.


1.
Primo
Che le mascherine all’aperto siano inutili è ormai un dato praticamente assodato nella comunità scientifica.

La quale, infatti, già dallo scorso anno ammette che, sul piano della profilassi,
costringere la gente a passeggiare a volto coperto non limita la circolazione del virus,
ma al più rappresenta un “simbolo”, un segnale psicologico
che non si deve abbassare la guardia,
che bisogna restare prudenti,
che è necessario autolimitarsi.

Insomma, il solito repertorio paternalistico al quale siamo stati abituati in questi due anni di pandemia e che, non per questo, è meno disturbante.


La verità è che le misure non dovrebbero essere giustificate sul piano simbolico, ma pratico:

ed, ai fini del contenimento del Sars-Cov-2, persino togliere le mascherine all’aperto nel pieno dell’ondata di Omicron
non avrebbe significativamente modificato in peggio la curva epidemica.

Dunque, il trucchetto appare lampante:

anziché evitare di introdurre una misura inutile e inutilmente vessatoria,

l’esecutivo ha prima preso un provvedimento draconiano,

quindi ne ha annunciato l’abrogazione per sembrare misericordioso, comprensivo,

desideroso d’imprimere al Paese una nuova svolta aperturista e normalizzante


E dovremmo pure ringraziare?



2. Secondo.
Mentre alimenta una narrativa basata

sul “ritorno alla normalità”
,

sulla “libertà ritrovata”,

sulla “fine dell’emergenza”,

sulla “endemizzazione” del Covid,


il governo si appresta a far entrare a pieno regime le regole più assurde e persecutorie dell’interno mondo occidentale,

con la parziale eccezione di Paesi come l’Austria, dove almeno il problema dei no vax è statisticamente rilevante.


Basati pensare che, dal 15 febbraio, gli over 50, sottoposti a obbligo di vaccinazione, dovranno esibire il super green pass per lavorare.



Intanto, la carta verde, nella versione base o rafforzata, è richiesta praticamente per qualsiasi attività:

entrare alle Poste ( Ufficio Pubblico ),

cenare al ristorante,

salire su un treno,

finanche andare in edicola.


E qui, di nuovo, si palesa il raggiro governativo:

il solito Costa, ieri, proclamava soddisfatto che,

entro poco tempo,

il lasciapassare sarà attenuato.



Già: sapete per cosa?

Per i luoghi all’aperto in cui non c’è rischio di assembramento, come, appunto, le edicole.

Troppa bontà!




Insomma, mentre, di fatto, l’Italia continua a reggersi su un impianto normativo ingiustificabilmente duro e discriminatorio,

l’esecutivo presenta un quadro idilliaco di imminenti riconquiste degli spazi di libertà,

o di allentamenti di obblighi e divieti spacciati per benefiche elargizioni.



Sarebbe questa la “normalità” promessa?
 
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Ma ve la ricordate l'informale commisione debunking presso la presidenza della camera ai tempi della Boldrini?

Roba da sganasciarsi dalle risate, e viene da chiedersi come abbia fatto a restarci dentro Quattrociocchi (senza ridere, dico).

Ma ormai siamo al next level, anche se non a livello paraistituzionale (o paraqualcosaltro):

Open e Pagella Politica fact checking providers per fb (https://www.engage.it/.../open-partner-di-facebook-in...).

Wow.

Il fact checking è come il debunking, ha bisogno di sciroccati per esistere.

Gli sciroccati, entusiasti, hanno sempre collaborato.

Ma gratta gratta, sotto la vernice debunkista c'è sempre la stessa storia:

i criteri con cui chi di dovere determina cosa è fonte e cosa no, sono sempre gli stessi
(https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../linformazione...),
cioè quelli che fanno comodo ai vassalli e valvassori di turno

Avete mai letto o sentito un debunker o fact checker dare addosso a una delle tante "balle a fin di bene"?

Io no.

E se vi guardate attorno potete facilmente notare come, dalle balle a fin di bene

agli insulti a fin di bene

e poi all'odio a fin di bene

siano solo piccoli passi.


Quindi sottoponete a fact checking questo post, egregi, e buon pro vi faccia. Enjoy!


E un paio di commenti mi hanno aiutato a definire meglio certe cose


Commento1: Però bello/a/ə
(dice che vogliono inserire questa lettera nella nostra lingua, bastonata dall'Accademia della crusca, a ragione)
mio/a/ə ci sono cose che si leggono in giro da far accaponare la pelle e che vengono condivise come fossero vere.
Poi c'è sempre un limite alle cose e quindi non si può debunkare tutto (si dice così) e come al solito si eccede,
ma è un duro lavoro e qualcuno lo deve pur fare con i suoi limiti, anzi senza...


CS:Quelle cose me le ricordo dai tempi dei newsgroup usenet... e hai voglia di ripetere quanto siano cazzate,
c'è gente che ha bisogno di crederci a cui nessun debunking farà cambiare idea.
E allora è solo un "X contro Y" - e bada bene, non dico "noi contro loro"
in primis perché al "noi" non sono iscritto e neanche ho mai chiesto la tessera del club.

Ed ho abbastanza esperienza qua sopra per parlare con cognizione di causa.

Semmai ci sarebbe da chiedersi perché certi talebani "proscienza" quando parlano di questa pagina
siano indistinguibili da fedeli della nanochiesa o dai corvelvisti o dal presidente dell'Ordine dei Biologi quando lo facevano.

Domanda brutta davvero, lo so, per cui nessuno se la fa.

E dirò di più, nessuno si chiede perché alla "crema" della "comunicazione della scienza" gli scappi un like su quella roba.

Chissà.


Commento2: I debunker c'erano gia' , pensiamo al sito Butac;
poco conosciuti perche' magari si occupavano di scemenze alla diete miracolose per campare 120 anni ,
tipo tale panzirone che ha creato un piccolo impero economico sugli allocchi italici .

D'altronde Wanna Marchi ha insegnato a tutti il mestiere .

Poi e' arrivato il Covid , la situazione si e' complicata all'ennesima potenza.

I vari debunker hanno fatto un lavoro da elogiare per aiutare la persona di media cultura
(che potrei essere io o Voi) a capire che se mi facevo i "fumenti" non sarei guarito dal Covid al massimo dal raffreddore;
vi giuro che c'erano video sul Tubo di dottori (non giornalisti panzironi et simili) che dicevano alla gente che il covid si curava cosi'.

Insomma un mare di ca-CENSURA-te .

Tuttavia , come ogni strumento , ha avuto i suoi momenti di deriva.

Momenti che definirei "sottili" per il modo in cui qualche cosa e' stato omesso; e li il gioco si e' fatto duro.

D'altronde quando si arriva a certi livelli di analisi del problema ,
( non parliamo di diete panzironiane o integratori di farmacisti montanari)
l'uomo della strada come me come fa a capire se lo studio di partenza X e' piu' corretto di quello di Y?

Il Chimico aiuta.


CS: Più che aiutare io, chi voleva s'è aiutato da sé.
Il punto è chi non vuole proprio aiutarsi perché quella roba è un motivo identitario forte
e lui o lei hanno bisogno di motivi identitari forti.

Da cui plasmisti, idrossiclorochinisti, ivermectinisti, e Montagnier, e Scoglio, e il Dott. Favabollita.

Il fenomeno è quello che è.
 
I ricordi della gente sono estremamente volatili,

e quindi quasi nessuno rammenta che nel 2017

si parlava continuamente di memoria immunitaria e linfociti T.


Da due anni a questa parte tutto sparito.

Perché?


Forse la cosa è cominciata quando nel 2020 si iniziò a parlare di COVID e immunità di gregge:

era un continuo tirare in ballo reinfezioni (senza mai un numero) ma quel che doveva passare era :

non c' è immunità naturale dalla malattia (e chi parlava di "materia oscura immunitaria" veniva dileggiato).


Poi con l'inizio delle campagne di vaccinazione di massa
si è cominciato unicamente a parlare di titolo anticorpale
e di come gli anticorpi non funzionassero più all'arrivo della variante di turno.

Fosse stata solo la giostra della "comunicazione della scienza" non sarebbe stato un problema,
il problema è stato che queste sono diventate le basi indiscutibili delle disposizioni anticovid, specialmente in Italia.


Ma veniamo alla "unsung story".

In un nuovo articolo su Nature si ritorna sul tema:

"La variante SARS-CoV-2 Omicron esibisce mutazioni multiple della proteina spike

che contribuiscono ad evadere la neutralizzazione anticorpale

e riducono la protezione nei confronti dell'infezione conferita dai vaccini"



Ma "Abbiamo rilevato che il 70-80% della risposta cellulare CD4+ e CD8+ contro spike veniva conservata...

Quindi,nonostante le estese mutazioni di Omicron, e la sua ridotta suscettibilità nei confronti degli anticorpi neutralizzanti,

la maggior parte della risposta cellulare T, indotta da vaccinazione o infezione, riconosce la variante"

(https://www.nature.com/articles/s41586-022-04460-3)


E questo è quanto.
https://www.nature.com/articles/s41586-022-04460-3
 
Ed hanno anche il coraggio di chiamarli “immunizzati”?

Sono proprio loro, dice il virologo Crisanti, a diffondere i contagi.



L’anziano Montagnier, ormai bannato dai media come un qualsiasi demente, avverte:

dopo la terza dose, generalmente, il test Hiv rivela che il soggetto è immunodepresso,

reso fragile, esposto a molti rischi

non avendo più le difese naturali di cui era dotato prima di sottoporsi al fatale inoculo C-19.


Bene: il governo che ha ostinatamente oscurato le cure,
mettendo virtualmente in pericolo migliaia di malati,
oggi racconta di voler “riaprire” il paese, ma solo ai cittadini che si saranno sottoposti al Tso.

Non così tanti, evidentemente, visto il tracollo dell'economia (ristoranti e negozi deserti, come gli alberghi).

Non così tanti, gli “immunizzati”, visto l’accanimento con cui le autorità perseguitano chi intende sottrarsi al ricatto.


Questione di principio:
perché mai piegarsi al diktat di chi tuttora scoraggia i medici e ostacola le terapie?


Forse, chi ancora indugia appresso al teatrino politico
(la recita quirinalizia, i distinguo della Lega, i dubbi sulla tenuta dell’esecutivo)
sottovaluta la frattura profonda tra la base e il vertice,
l’abisso che ormai separa milioni di cittadini dall’establishment che li gestisce, mentendo ogni giorno a reti unificate.


Due anni di frottole surreali hanno costretto vaste fasce sociali a difendersi da sole:
è arduo immaginare che possa essere ricomposta, un giorno,
l’abissale diffidenza accumulata nei confronti di autorità così inaffidabili.

I cittadini – in Italia, in particolare – sono stati sottoposti a una tempesta ininterrotta,
fatta di nefandezze inenarrabili (sui cui risvolti anche eventualmente criminosi, non a caso, sono in corso indagini giudiziarie).

Sempre sulla base dell’omissione e della menzogna, oggi, si pretendono comportamenti inaccettabili.

Restrizioni, coercizioni, discriminazioni inaudite.


Qualcuno davvero pensa che possa riemergere, da queste macerie,

una qualche libera civiltà politica dal sapore ancora vagamente democratico?



Se il pessimista tende a volgersi al peggio,
l’ottimista – viceversa – dirà che i copioni delle umane vicende sono sempre imprevedibili,
e che la storia rivela immancabilmente risorse insospettabili.

Ma chi ha finora resistito alla menzogna (documentandosi, difendendosi)
come potrà convivere in armonia con i poveretti che ancora circolano a viso coperto,
o con gli esercenti che dovessero davvero pretendere l’esibizione del lasciapassare?


Banche,

Uffici pubblici,

Poste:

il carattere zootecnico e autoritario dell’attuale potere è ormai tristemente palese.


Qualcuno, lassù, ha pensato di dividere l’umanità, indebolendola: e ci è riuscito.


Parlano da soli i milioni di sudditi

inebetiti dall’ignoranza e dalla paura,

torturati dal ricatto,

vessati dalle proibizioni

ed oggi rassegnati a subire anche in eterno qualunque imposizione, ancorché folle.



Il mostruoso esperimento – condotto a partire dall’Italia – non è ancora finito: si punta alla piena e definitiva sottomissione.


La politica ?

Dovrebbe dire una sola parola: ora basta.

Ma non la pronuncia.


E allora viene in mente quella vecchia canzonetta melensa:

lasciamoci così, senza rancore. Insieme, non possiamo più andare da nessuna parte.
 
La giornata di ieri ha mostrato plasticamente quanto la NATO sia in realtà divisa,

come esistano cinquanta sfumature di Atlantismo

e come il blocco anglofono abbia ben pochi amici in Europa, rivelando la UE come un partner infido per Washington.


La giornata è stata segnata da due incontri: Macron Putin a Mosca e Biden Scholz a Washington.


Il primo è andato tutto sommato bene
come mostra la conferenza stampa comune:

Macron non poteva dare ciò che Putin voleva,
cioè le rassicurazioni che l’Ucraina non sarebbe mai entrata nella NATO,
ma è stato in grado di proporre un “Cammino su passi diversi”, non ben specificato ,
che dovrebbe permettere la progressiva normalizzazione della situazione in Ucraina.

Non è chiaro che cosa abbiano promesso i francesi, ma è intuibile:
l’Europa Occidentale non invierà ulteriori forze in Ucraina
e, probabilmente, non favorirà l’istallazione di armi a medio raggio USA.

Putin è apparso fiducioso e si è permesso perfino una leggera provocazione verso i giornalisti francesi
chiedendo loro “Volete una guerra fra Francia e Russia?”.


Il secondo, fra Scholz e Biden, è andato molto meno bene.
Biden ha inistito molte volte sul fatto che fra USA e Germania vi fosse una solida alleanza e una posizione comune,
elemento che non sarebbe stato necessario, se fosse vero.

Scholz durante gli inconri ha evitato con attenzione di parlare di Nord Stream 2,
di cui invece ha parlato Biden definendo il progetto “Morto” in caso di offensive russe in Ucraina..

Senza parlare del fatto che la maggioranza ormai repubblicana in Senato considera il gasdotto baltico una autentica provocazione.


Che cosa traiamo da questi incontri:
  • le possibilità di una guerra in Ucraina restano per fortuna remote, come diciamo da tempo,
  • nonostante i tentativi USA di far apparire il contrario,
  • Intanto però l’economia europea ne esce a pezzi e l’Ucraina ha 1,5 miliardi di dollari di armamenti in più;

  • probabilmente Macron e Scholz rimpiangono Trump,
  • nel senso che il presidente repubblicano almeno era molto più pragmatico.
  • Biden, anche per motivi interni, ha bisogno di mantenere la tensione alle stelle,
  • se non ottenere un piccolo scontro che distragga dall’inflazione interna in vista delle elezioni di mid term;

  • Biden scopre di avere ben pochi alleati in Europa.
  • Francia e Germania hanno una propria agenda di politica estera.
  • Se la UE nasce come costrutto USA per tenere i paesi alleati sotto controllo,
  • allora questa costruzione è risultata difettosa e ribelle, un po’ come il mostro di Frankenstein.

  • Esistono ormai cinquanta sfumature di atlantismo,
  • e 49 vanno in direzione diversa da quella che desidererebbero gli alleati anglofoni.

  • La decadenza degli USA come potenza mondiale si vede anche da questo.
Notiamo due punti extra:

  • l’Italia non rientra in nessun accordo, in quanto colonia franco tedesca.

  • Siamo un protettorato e, a parte qualche iniziativa secondaria, non abbiamo voce in capitolo.

  • Se Trump ci avesse aiutato quando era il momento le cose sarebbero diverse. Ben gli sta agli USA…

  • Germania e Francia SONO la UE.

  • Il rappresentate della politica estera della UE e il presidente del Consiglio della UE sono stati esclusi dai giochi,
  • a mostrare che le istituzioni europee contano solo quando si tratta di mettere a posto i paesi recalcitranti.
 
Se i flussi di gas naturale dalla Russia attraverso l’Ucraina dovessero interrompersi in un’escalation della crisi Russia-Ucraina,
le importazioni di gas naturale liquido sarebbero sufficienti per sostituire i flussi verso l’Europa attraverso l’Ucraina, ha affermato lunedì la IHS Markit.


I flussi di gas dalla Russia all’Europa attraverso l’Ucraina erano già ai minimi storici a gennaio
e se il transito residuo attraverso l’Ucraina fosse completamente interrotto,
avrebbe un impatto aggiuntivo relativamente limitato sull’offerta europea, ha affermato la società di analisi.


Tuttavia, in uno scenario estremo – e secondo IHS Markit, altamente improbabile –
nel quale la Russia interrompesse completamente le forniture di gas, non solo quella attraverso l’Ucraina,
ma anche quelle dirette attraverso Nord Stream 1 e Yamal , le sole importazioni di LNG
non sarebbero in grado di colmare il deficit e sarebbero necessarie ulteriori leve di approvvigionamento.


“Finora, questa è più una crisi dei prezzi che una crisi dell’approvvigionamento fisico”,
ha affermato in una nota Shankari Srinivasan, vicepresidente globale del gas, IHS Markit.

“Sebbene la fornitura di gas sia sufficiente per soddisfare la maggior parte delle esigenze del mercato
fino alla fine della stagione di riscaldamento invernale, i prezzi elevati stanno già portando alla chiusura di alcune industrie
e al licenziamento dei lavoratori in Europa”, ha aggiunto Srinivasan.


“In uno scenario estremo, anche se altamente improbabile,
in cui tutti i flussi dei gasdotti russi fossero interrotti,
la mancanza di fornitura globale di LNG e la limitata capacità di rigassificazione del gas liquido
mostrerebbero la necessità di trovare delle fonti di approvvigionamento alternativo”, ha affermato Michael Stoppard, capo stratega, gas globale, IHS Markit.


Uno scenario del genere porterebbe a massimizzare la produzione di energia da fonti quali il carbone e il nucleare,
mandando questi impianti alternativi al massimo.

Il problema è che paesi come l’Italia dipendono fortemente dal gas per la fornitura elettrica.


Gli Stati Uniti e l’Europa si stanno affrettando a garantire la fornitura di gas liquido all’Europa
nel caso in cui la crisi Russia-Ucraina sfoci in un conflitto.


Il mese scorso, il principale esportatore di gas in cisterne, l’Australia
ha dichiarato di essere pronto a spedire carichi di GNL in Europa per “sostenere i suoi amici e alleati”,
mentre il Qatar ha segnalato la volontà di dirottare alcuni carichi
se l’Unione Europea limita la rivendita di carichi di gas al di fuori dell’UE.


Comunque, tutto questo non sarebbe sufficiente.
 
Christine Lagarde si presenta davanti alla Commissione parlamentare ECON
per parlare della politica monetaria della Banca Centrale Europea.

Valentino Grant ci ha riferito il risultato dell’incontro, che potete leggere direttamente dalle sue parole e sentire dalla sua voce.


Oggi lunedì 7 febbraio durante il dialogo monetario con Christine Lagarde
in commissione per i problemi economici e monetari al parlamento europeo
ho posto una domanda alla presidente della banca centrale europea
in cui chiedevo quale sarebbe stato a regime l’assetto operativo della BCE,
domanda alla quale non ho ricevuto risposta.

Il fine del mio quesito era quello di conoscere la futura politica monetaria della BCE per capire qual è l’obiettivo:

continuare con mere misure assistenziali e fare finanza con la finanza

oppure iniziare a finanziare anche realmente il mondo produttivo?


La FED ha infatti già annunciato quello che sarà l’assetto operativo della politica monetaria americana :

ridurranno gradualmente lo stock di titoli accumulato durante la pandemia
ma contestualmente manterranno comunque un ampio portafoglio-titoli.


La BCE invece nonostante la dichiarazione della volontà di mantenere invariato
lo stock titoli acquistato con il programma PEPP fino alla fine del 2024
e il roll over dei titoli acquistati con il programma APP
non ha chiarito quale sia la sua intenzione.


Manterrà il nuovo assetto seguendo l’esempio della FED ?

Oppure tornerà al vecchio assetto basato sulla scarsità di riserve?



Questa era la domanda dell’on. Grant.


La risposta non è stata particolarmente chiarificatrice.

La signora Lagarde si è limitata ad affermare che vedrà e deciderà,

che non ha deciso nulla,

pur confermando le differenze fra la politica della FED e quella della BCE.


Insomma non ha risposto, esattamente come successo nella conferenza stampa di giovedì scorso.


Ecco domanda e risposta in audio

 
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Siamo a trent’anni esatti da Maastricht,

dal trattato che creò l’Euro e quello che ne derivò.


Il giornale qui sopra era di solo pochi mesi prima,

quando l’Italia si vantava di essere la quarta potenza industriale al mondo, dopo USA, Giappone e Germania.


Una nazione ricca come i giovani di oggi neanche immaginano,


con grandi gruppi nazionali (ENI, Parmalat, Fiat, Montedison),

grandi banche (Credito Italiano, Banca Commerciale, Banca Nazionale del Lavoro, MPS), e prospettive positive.


L’Italia del Design, della Moda, della Cultura, che produceva, banalmente, oltre un terzo della gioielleria mondiale.


Trent’anni di euro,

trent’anni di europeismo,

di governo solo con il “Piano A”,

di limiti esterni di Bruxelles,

e cosa siamo diventati?
 
Questo articolo recente è del Sole 24 Ore.

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Stiamo uscendo dalle 10 maggiori economie del mondo,

in silenzio,

con tristezza,

in una situazione di depressione psicologica.


Una nazione che sta morendo con una demografia fortemente negativa,

una larga fetta della popolazione in povertà,

una progressiva deindustrializzazione.


Questo per farvi ricordare che cosa eravamo,

e che cosa siamo diventati grazie a 30 anni di governi che pensavano non al bene dell’Italia.
ma a quello della propria parte o di poteri esterni: ricordiamo ciò che dissero.
bene-europa.jpg



Agirono tutti nell’interesse di altri, non dell’Italia.

Quello che siamo ora ne è il risultato.


Ricordatelo, e ricordatelo ai vostri figli.
 

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