Val
Torniamo alla LIRA
Lo abbiamo detto in tutte le salse
che il trattato di Maastricht ha segnato l’inizio del declino italiano,
per poi concretizzarsi con la piena introduzione dell’euro nel 2002.
Coloro che ci hanno portato in questa gabbia era tutti perfettamente consapevoli di quello che stavano facendo.
Come non ricordare le dichiarazioni di Giuliano Amato sulla “faustiana pretesa di una moneta senza stato” in una trasmissione RAI del 2012,
oppure Massimo D’Alema che già nel 92 dagli scranni del parlamento definiva Maastricht “distorzione in senso neoliberista del processo di unità europea”.
In occasione del 30° anniversario, parleremo di chi ha negoziato e firmato il trattato di Maasticht quel 7 febbraio 1992,
ovvero di Guido Carli (nella foto a destra) in qualità di ministro del Tesoro.
FONTE: Canale YouTube BCE – Storia della Banca centrale europea(min 4:44)
Ex governatore della Banca d’Italia,
ex presidente di confindustria,
prima di morire si fece intervistare dal giornalista Paolo Peluffo
che trascrisse le testimonianze di Carli in “Cinquant’anni di vita italiana”.
Questo libro del 1993 è un documento storico straordinario, ci sarebbe davvero tanto da dire,
per il momento ecco la trascrizione di due paragrafi inerenti il trattato di Maastricht, seguiti da un breve commento.
Buona lettura.
UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE PER IL DOPO MAASTRICHT (pag 7-9)
non è riuscito a far allignare nel ceppo della società italiana: l’idea di uno “Stato minimo”,
un conflitto sociale che si snoda nel rispetto della stabilità dei prezzi,
esaltando la nuda creatività del lavoro, la capacità di innovare, la flessibilità del lavoro.
Il tentativo attuato nel triennio 1989-1992 non ha avuto successo.
La mano pubblica non si è ritratta dai territori che impropriamente aveva occupato negli anni precedenti.
Tuttavia, un processo di mutamento profondo della cultura economica, della coscienza civile è stato avviato.
Altri lo porteranno a termine.
Sottrae allo Stato gran parte dei poteri di sovranità monetaria.
Li trasferisce a livello sovrannazionale e li restituisce così ai cittadini.
Costringe tutti gli operatori che agiscono sul mercato a ripudiare i comportamenti inflazionistici
che hanno caratterizzato la società italiana per almeno vent’anni.
Si tratta di una costruzione imperniata su quelle nozioni che non avevano trovato albergo nella nostra Costituzione,
nell’ordinamento dei codici:
tutela della concorrenza,
divieto di acquisire posizioni dominanti,
obbligo di rispettare gli azionisti minori,
pubblicità delle operazioni finanziarie,
difesa contro l’uso distorto di informazioni riservate.
avviene attraverso l’imposizione di un “vincolo esterno”.
Ancora una volta, come già nel caso del trattato di Roma,
come nel caso del sistema monetario europeo,
un gruppo di italiani ha partecipato attivamente, l
asciando tracce importanti del proprio contributo,
all’elaborazione di quei trattati che hanno poi rappresentato “vincoli esterni” per il nostro Paese.
Ancora una volta, si è dovuto aggirare il Parlamento sovrano della Repubblica,
costruendo altrove ciò che non si riusciva a costruire in patria.
contro le forze preponderanti che lo volevano distaccare da essa;
l’aver insomma mantenuto nel proprio grembo le due anime in lotta fra loro.
Oggi è venuto il momento della ricongiunzione.
Quando sarà applicato, il trattato sull’Unione Europea renderà irreversibile
ciò che fino ad oggi era stato una fragile conquista esposta ad ogni sorta di reazione.
Ma proprio nel momento in cui gran parte della sovranità nazionale viene devoluta all’Unione Europea,
è tanto più necessaria una nuova classe dirigente che eserciti la sovranità del Parlamento secondo modalità non distorte.
L’auspicio con il quale inizio questa carrellata storica è che il nuovo “vincolo esterno”
rappresentato dall’Unione economica e monetaria sia anche l’ultimo,
e che gli uomini che si troveranno a ricostruire il rapporto tra Stato e cittadini nella nostra repubblica
sappiano far scaturire dall’interno dell’ordinamento nazionale quei principi che fino ad oggi abbiamo derivato dall’esterno.
Il concetto del vincolo esterno è il tema che accompagna tutto il libro e, secondo Carli,
avrebbe salvato tre volte (Bretton Wood, SME, Maastricht) ma da cosa?
Dalle resistenze che i cittadini facevano dall’accettazione dei principi di un’economia di mercato, che Carli definiva “istinti animali”.
In altre parole, il vincolo esterno ci ha “salvato” da noi stessi!
Bellissimo poi il passaggio dove ammette l’antidemocraticità del progetto quando parla di “aggirare il parlamento”
per approvare quello che la nostra Costituzione, in particolare nella parte economica, non prevedeva.
Ammette persino le cessioni di sovranità nazionale a livello sovrannazionale,
dove per definizione i cittadini non contano nulla.
E tutto questo che reazioni ha suscitato in Italia?
che il trattato di Maastricht ha segnato l’inizio del declino italiano,
per poi concretizzarsi con la piena introduzione dell’euro nel 2002.
Coloro che ci hanno portato in questa gabbia era tutti perfettamente consapevoli di quello che stavano facendo.
Come non ricordare le dichiarazioni di Giuliano Amato sulla “faustiana pretesa di una moneta senza stato” in una trasmissione RAI del 2012,
oppure Massimo D’Alema che già nel 92 dagli scranni del parlamento definiva Maastricht “distorzione in senso neoliberista del processo di unità europea”.
In occasione del 30° anniversario, parleremo di chi ha negoziato e firmato il trattato di Maasticht quel 7 febbraio 1992,
ovvero di Guido Carli (nella foto a destra) in qualità di ministro del Tesoro.
FONTE: Canale YouTube BCE – Storia della Banca centrale europea(min 4:44)
Ex governatore della Banca d’Italia,
ex presidente di confindustria,
prima di morire si fece intervistare dal giornalista Paolo Peluffo
che trascrisse le testimonianze di Carli in “Cinquant’anni di vita italiana”.
Questo libro del 1993 è un documento storico straordinario, ci sarebbe davvero tanto da dire,
per il momento ecco la trascrizione di due paragrafi inerenti il trattato di Maastricht, seguiti da un breve commento.
Buona lettura.
UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE PER IL DOPO MAASTRICHT (pag 7-9)
Anche i contenuti del trattato di Maastricht compongono in un disegno razionale tutto ciò che il “vincolo esterno”Il trattato di Maastricht, le privatizzazioni
rappresentano una sorta di imbuto nel quale si ritrovano tutti i fili di questi cinquant’anni italiani.
non è riuscito a far allignare nel ceppo della società italiana: l’idea di uno “Stato minimo”,
un conflitto sociale che si snoda nel rispetto della stabilità dei prezzi,
esaltando la nuda creatività del lavoro, la capacità di innovare, la flessibilità del lavoro.
Il tentativo attuato nel triennio 1989-1992 non ha avuto successo.
La mano pubblica non si è ritratta dai territori che impropriamente aveva occupato negli anni precedenti.
Tuttavia, un processo di mutamento profondo della cultura economica, della coscienza civile è stato avviato.
Altri lo porteranno a termine.
Restituisce all’ordinamento giuridico la funzione di contrastare la distruzione del potere d’acquisto della moneta.La vastità dell’innovazione giuridica contenuta nel trattato di Maastricht comporta un cambiamento di natura costituzionale.
Sottrae allo Stato gran parte dei poteri di sovranità monetaria.
Li trasferisce a livello sovrannazionale e li restituisce così ai cittadini.
Costringe tutti gli operatori che agiscono sul mercato a ripudiare i comportamenti inflazionistici
che hanno caratterizzato la società italiana per almeno vent’anni.
Si tratta di una costruzione imperniata su quelle nozioni che non avevano trovato albergo nella nostra Costituzione,
nell’ordinamento dei codici:
tutela della concorrenza,
divieto di acquisire posizioni dominanti,
obbligo di rispettare gli azionisti minori,
pubblicità delle operazioni finanziarie,
difesa contro l’uso distorto di informazioni riservate.
Eppure, ancora una volta, dobbiamo ammettere che un cambiamento strutturaleIl trattato di Maastricht è stato ratificato dal nostro Paese, prima di altri Paesi della Comunità.
avviene attraverso l’imposizione di un “vincolo esterno”.
Ancora una volta, come già nel caso del trattato di Roma,
come nel caso del sistema monetario europeo,
un gruppo di italiani ha partecipato attivamente, l
asciando tracce importanti del proprio contributo,
all’elaborazione di quei trattati che hanno poi rappresentato “vincoli esterni” per il nostro Paese.
Ancora una volta, si è dovuto aggirare il Parlamento sovrano della Repubblica,
costruendo altrove ciò che non si riusciva a costruire in patria.
l’aver saputo mantenere l’ancoraggio del Paese all’economia di mercatoLa classe dirigente che oggi sta passando la mano ha molte colpe, ma ha dei meriti:
contro le forze preponderanti che lo volevano distaccare da essa;
l’aver insomma mantenuto nel proprio grembo le due anime in lotta fra loro.
Oggi è venuto il momento della ricongiunzione.
Quando sarà applicato, il trattato sull’Unione Europea renderà irreversibile
ciò che fino ad oggi era stato una fragile conquista esposta ad ogni sorta di reazione.
Ma proprio nel momento in cui gran parte della sovranità nazionale viene devoluta all’Unione Europea,
è tanto più necessaria una nuova classe dirigente che eserciti la sovranità del Parlamento secondo modalità non distorte.
L’auspicio con il quale inizio questa carrellata storica è che il nuovo “vincolo esterno”
rappresentato dall’Unione economica e monetaria sia anche l’ultimo,
e che gli uomini che si troveranno a ricostruire il rapporto tra Stato e cittadini nella nostra repubblica
sappiano far scaturire dall’interno dell’ordinamento nazionale quei principi che fino ad oggi abbiamo derivato dall’esterno.
Il concetto del vincolo esterno è il tema che accompagna tutto il libro e, secondo Carli,
avrebbe salvato tre volte (Bretton Wood, SME, Maastricht) ma da cosa?
Dalle resistenze che i cittadini facevano dall’accettazione dei principi di un’economia di mercato, che Carli definiva “istinti animali”.
In altre parole, il vincolo esterno ci ha “salvato” da noi stessi!
Bellissimo poi il passaggio dove ammette l’antidemocraticità del progetto quando parla di “aggirare il parlamento”
per approvare quello che la nostra Costituzione, in particolare nella parte economica, non prevedeva.
Ammette persino le cessioni di sovranità nazionale a livello sovrannazionale,
dove per definizione i cittadini non contano nulla.
E tutto questo che reazioni ha suscitato in Italia?