VOLEVO DIRE A TIZIANO FERRO CHE SPESSO NON ME LO SO SPIEGARE NEMMENO IO

Ieri vento di favonio (vento caldo) dalla Svizzera.
Alle 18 c'erano 16 gradi.
Ottimo, come primo giorno della merla.



Anche quest’anno siamo arrivati ai famosi giorni della Merla.

La tradizione vuole che le giornate del 29, 30 e 31 gennaio siano le più fredde dell’anno.

Secondo i detti popolari più queste giornate sono fredde
più dell'inverno sarà più corto e quindi la primavera arriverà prima.

Viceversa se sono caldi.


Il 2 Febbraio invece si festeggia la Candelora
''Madonna della Candelora| dell'inverno sèmo fòra, ma se piove o tira vento, de l'inverno semo ancora dentro.''

In sostanza, sulla base di questa tradizione,
la Candelora sancirebbe la fine della stagione invernale,
ma se il tempo è brutto allora durerà un altro mese almeno.


Sono diverse le leggende che si raccontano dietro a queste tre giornate, note come le più fredde dell'anno.
Sono storie che tentano di spiegare anche l'origine della differenza di genere nei merli,
dove i maschi sono tutti i neri mentre le femmine sono grigie.

Si narra che una merla, arrivata alla fine di gennaio,
si fosse presa gioco di questo mese tanto gelido che per lei era ormai alle spalle.

Gennaio però, sentendosi offeso, rubò tre giorni particolarmente freddi al mese di febbraio per punire la merla.


Il camino e la fuliggine sono elementi ricorrenti nelle storie legate ai tre giorni della merla.

La storia più popolare è quella di una merla che, per tenere al riparo i proprio pulcini, costruì il nido in un camino.

Per tre giorni lasciò i piccoli nel nido e, quando tornò, li trovò tutti neri di fuliggine.


Una delle più fantasiose ha come protagonista una bellissima merla bianca che il 29 gennaio,
dato il grande freddo, cercò riparo nel comignolo di una abitazione:
dopo 3 giorni uscì e le sue piume da soffici e candide, erano divenute nere a causa della cenere.

Essendo anche, l'unica merla sopravvissuta al grande gelo,
la leggenda vuole che da quel momento tutti i merli ebbero quel colore di piumaggio


La leggenda per bambini

Dovete sapere che i merli, un tempo, avevano delle bellissime piume bianche e soffici.
Durante il gelido inverno, raccoglievano nei loro nidi le provviste per sopravvivere al gelo,
in modo da potersi rintanare al calduccio per tutto il mese di gennaio.

Sarebbero usciti solo quando il sole fosse stato un poco più caldo
e i primi ciuffi d’erba avessero fatto capolino tra i cumuli di neve.

Così, aspettarono fino al 28 di gennaio, poi uscirono.

Le merle cominciarono a festeggiare, sbeffeggiando l’Inverno:
anche quell’anno ce l’avevano fatta; il gelo, ai merli, non faceva più paura!

Tutta questa allegria, però, fece infuriare l’inverno,
che decise di dare una lezione a quegli uccelli troppo canterini: sulla terra calò un vento gelido,
che ghiacciò la terra e i germogli insieme ad essa.

Perfino i nidi dei merli furono spazzati via dal vento e dalla tormenta.


I merli, per sopravvivere al freddo, furono costretti a rintanarsi nei camini delle case.

Lì, il calduccio li riscaldò e permise loro di resistere a quelle giornate.

Solo a febbraio la tormenta si placò e i merli poterono riprendere il volo.

La fuliggine dei camini, però, aveva annerito per sempre le loro piume bianche:
fu così che i merli divennero neri, come li possiamo vedere oggi.
 
Occhio ragazzi. Il primo giorno della merla era caldo.
L'inverno sarà lungo.


L’Europa è in una situazione limite per le forniture di gas naturale.

Secondo un’analisi elaborata da S&P Global Platts,
a
ttualmente ci sono riserve di gas solo per nove settimane di fornitura,
che all’attuale tasso di consumo,
sarebbero sufficienti solo per uscire dall’attuale emergenza.

Il tutto anche grazie all’ondata di tanker trasporto LNG giunte un po’ da mezzo mondo.



Con le esportazioni russe limitate,
S&P Platts afferma che esiste un rischio emergente di problemi di approvvigionamento localizzati
e picchi di prezzo regionalizzati nell’ultima parte dell’inverno,
proprio come i servizi di intelligence statunitensi indicano un rischio maggiore di intervento militare russo in Ucraina.


Secondo i dati di Platts Analytics e Gas Infrastructure Europe,
le scorte nei mercati analizzati ammontavano al 23 gennaio a 36,99 miliardi di metri cubi,
con un prelievo netto di 3,95 miliardi di metri cubi tra il 17 e il 23 gennaio.


In termini di singoli paesi, Austria, Regno Unito, Belgio e Francia sono tra i paesi più vulnerabili
e potrebbero vedere le loro riserve completamente esaurite prima della fine dell’inverno.


Italia avrebbe circa 4 settimane di gas dopo la fine dell’inverno.

Invece la Spagna avrebbe 31 settimane di gas

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In totale, l’Europa avrebbe immagazzinato 13,45 miliardi di metri cubi il 31 marzo
se i dati sui consumi dello scorso inverno fossero ripetuti ma,
con l’avanzare dell’attuale tasso di consumo,
tale cifra scenderebbe a 4,43 miliardi di metri cubi a causa del calo delle esportazioni russe.


Da gennaio ad oggi, il gasdotto Yamal – che termina in Germania –
ha subito una fluttuazione media di 95,94 milioni di metri cubi al giorno.

Allo stesso modo, le esportazioni attraverso l’Ucraina verso la Slovacchia a Velke Kapusany
sono state di 38,65 milioni di metri cubi/giorno in meno rispetto alla media dell’anno
e le previsioni fatte per l’entrata in esercizio del gasdotto Nord Stream 2 sono rimaste incredule per la crisi con l’Ucraina .


Gli USA hanno organizzato diversi vertici per superare questo problema ma,
nonostante l’incremento di forniture di LNG,
è molto difficile riuscire a compensare le minori esportazioni russe.


Questo metterà l’Europa in pericolo ed indifesa strategicamente.
 
Nel romanzo “Il giorno della civetta”, scritto da Leonardo Sciascia e pubblicato nel 1961,
si svolge un dialogo tra un padrino mafioso e un ufficiale dei carabinieri che lo interroga;

a suo modo il padrino esprime rispetto nei confronti dell’ufficiale con il seguente brano:

“Ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità la divido in cinque categorie:

gli uomini,

i mezz’uomini,

gli ominicchi,

i ruffiani (edulcorato rispetto all’originale)

ed i quaquaraquà.


Pochissimi sono gli uomini;

i
mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini.

E invece no, scende ancor più giù, agli
ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi,
scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi.


Poi si va ancora più giù: i ruffiani che vanno diventando un esercito.

Ed infine i
quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere,
ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre”.



Questa descrizione dell’umanità come la fotografa Sciascia
è la rappresentazione del mondo degli uomini che non cambia mai nella storia,
se non per la diversa inclinazione della piramide che raccoglie questa sparsa umanità.


La piramide tende ad aumentare la sua verticalità con una maggiore presenza di “uomini”:

sono i momenti straordinari nella storia che hanno cambiato il mondo.

L’eccellenza delle qualità morali e intellettuali,
il profondo senso di responsabilità di una resa di conto verso il sistema sociale
– che sono chiamati a dirigere e a consolidare – si erge come esempio di rispetto degli altri.
Ci sono idee, visioni di sistema, un respiro spirituale che contribuisce a formare le società.


Nel decorrere del tempo la presenza di questi “uomini” tende a svanire e a diventare un ricordo,
che viene richiamato come una foglia di fico per nascondere l’inconsistenza di una classe politica
che ha cancellato l’eredità morale dei padri fondatori,
talvolta ricordati a sproposito dopo averli al tempo criticati.

Un esempio agghiacciante di questa ipocrita partigianeria è stata la domanda fatta in televisione
ad un giornalista su come l’ex premier Giuseppe Conte si potrebbe collegare a Giulio Andreotti.

La risposta è stata che i padri di Andreotti sono stati Pio XII e Alcide De Gasperi,
mentre per Conte sono stati Beppe Grillo e Alfonso Bonafede.


In questa domanda c’è tutta la superficialità

e la mancanza di cultura

che esprime una classe dirigente inesistente,

fatta sempre più da “quaquaraquà”

che hanno occupato posti di Governo e decisionali

troppo difficili e complicati per il loro standing.


La piramide del valore tende a schiacciarsi sui “quaquaraquà”

mentre gli “uomini” sembrano spariti e dissolti nella banalità culturale.


Siamo di fronte a una crisi di sistema che viene dimenticata da una crisi politica,

che evidenzia le carenze drammatiche di valori e di idee,

con un minimo di visione strategica sulle aree di criticità.



Il “Recovery plan” si potrebbe fare in un mese,
ma la caotica discussione di troppi “quaquaraquà” lo rende un esercizio impossibile.

Nella storia il collasso, la crescita delle società, il ruolo e la qualità degli uomini rappresentano un aspetto determinante.


I problemi non sono mai né tecnici né economici

ma sono sempre e solo problemi di uomini.

Lo vediamo tutti i giorni ma sembra proprio che non si voglia capire.
 
Se fosse vero, altro che quaquaraquà.
Giovedì ne avremo 4. Un decreto per 6 giorni.........


Un altro decreto in arrivo.

Dovrebbe essere varato già mercoledì o al più tardi giovedì
il nuovo decreto per fissare le nuove regole su obbligo di mascherine all’aperto e chiusura discoteche,
in scadenza il 31 gennaio, ma non solo.


Mascherine all’aperto

Per quanto riguarda le mascherine all’aperto, l’obbligo, anche in zona bianca,
dovrebbe essere esteso fino al 10 febbraio e non fino al 31 marzo,
data di fine stato di emergenza, come ipotizzato da alcuni.

Discoteche

Per quanto riguarda lo stop alle discoteche e alle sale da ballo, stesso discorso:
la riapertura dei locali potrebbe avvenire il 10 febbraio.
Una decisione ancora una volta contestata da gestori e associazioni del settore, già stremati da due anni di pandemia
 
L’elezione del presidente della Repubblica appena conclusa
è l’ultima a cui hanno potuto partecipare gli oltre mille grandi elettori.

La prossima presidenza, infatti, verrà eletta da un numero significativamente inferiore di parlamentari,
dal momento che la riforma costituzionale voluta dal M5s e approvata dal referendum nel 2020
prevede il taglio dei componenti di entrambi i rami del Parlamento:

da 630 a 400 alla Camera

e da 315 a 200 al Senato
.

Senza dover attendere la fine del settennato,
il taglio di deputati e senatori avrà effetti sul funzionamento concreto del sistema parlamentare già dall’inizio della prossima legislatura,
anche se il problema sembra che sia stato rimosso dall’agenda.

È infatti inspiegabile il silenzio che regna sull’argomento.

Oltre alla legge elettorale, che i più vorrebbero modificare,
è aperta anche la questione dei collegi elettorali,
che dovranno necessariamente essere ridisegnati prima delle elezioni
che si terranno al più tardi nella primavera del 2023.



Dovrebbe anche preoccupare che finora non sia stata nemmeno immaginata
una revisione dei meccanismi parlamentari che tenga conto della riduzione del numero delle poltrone.

Ci si riferisce soprattutto alla mole di lavoro che viene svolto nelle commissioni,

14 permanenti in ciascun ramo del Parlamento,

alle quali vanno aggiunte le commissioni d’inchiesta,

le commissioni bicamerali

e le giunte.

Complessivamente, si tratta di oltre 60 organi,
che a conti fatti corrisponderanno a una decina di parlamentari ciascuno.

Considerando che sono numerosi i parlamentari impegnati anche nell’attività di governo,
è ipotizzabile che la loro riduzione si rifletterà anche sulle commissioni,
che potrebbero subire un sensibile ridimensionamento di numero.


Qualcuno obietterà che 600 parlamentari sono numericamente in linea con altri parlamenti europei ed è vero,
ma un conto è avere due Camere con competenze diverse, come spesso avviene all’estero,
ed un conto è avere due Camere che duplicano le stesse funzioni, come è in Italia.


Intendiamoci, l’Italia ha uno dei parlamenti più numerosi al mondo,
e questo nonostante che molte competenze siano state trasferite all’Unione europea e alle Regioni,
per cui non si discutono le scelte che sono state compiute e approvate con il referendum.

Quello che stupisce è che finora non si sia mossa foglia,
come se ogni decisione potesse essere procrastinata a non si sa quando.


Ovviamente, appare del tutto malevola la voce

secondo cui l’inazione sarebbe il frutto di una regia

per portare a mantenere lo status quo e congelare il taglio dei seggi.



Se non accadrà qualcosa nei prossimi mesi

potrebbe riprodursi uno schema simile a quello a cui abbiamo assistito per l’elezione al quirinale:

tutti erano al corrente che il 24 gennaio sarebbero iniziate le votazioni per il capo dello Stato,

ma come si è visto si è arrivati a quella data totalmente impreparati.
 
L'ultimo. Poi basta con le pagliacciate.
La realtà è sotto gli occhi di tutti quelli che "gli occhi li hanno aperti".
Per gli altri .....amen....a loro va bene tutto. Anche due ditainkulo.



Il Partito Democratico e il M5S hanno mestato nel torbido sin da subito,
utilizzando il loro strumento migliore e “storico”, ossia una faccia tosta da guinness.

Sono partiti con il richiedere un candidato di unità nazionale, secondo loro, non divisivo, q
uando poi proprio la sinistra è sempre stata maestra nel forzare la mano,
nelle varie battaglie per il Quirinale, con personalità ultra-partigiane e spesso votate,
quando si è potuto, solo dalle truppe parlamentari mancine.

Quindi “no” ovviamente a Silvio Berlusconi,
ma “no” anche a qualsiasi altro nome se proposto dal centrodestra.

Via via si è capito che Pd e Cinque Stelle non avrebbero appoggiato alcuna delle ipotesi avanzate da Matteo Salvini,
quand’anche questi avesse perorato la causa di uno di loro come Luciano Violante,
tanto per fare un esempio di un esponente storico e autorevole della sinistra.

Forse, sbarrando la strada al leader leghista e non facendo per giunta dei nomi alternativi,
piddini e servi sciocchi pentastellati hanno mirato sin dall’inizio al bis di Mattarella.

Hanno lavorato affinché si giungesse a questo desolante epilogo.

L’esultanza e il “dammi il cinque” di Enrico Letta e dei suoi colleghi parlamentari del Pd sono stati abbastanza eloquenti.


Non è neppure da escludere che anche il centro del centrodestra, Forza Italia e Coraggio Italia di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro
abbiano inseguito costantemente, pur non ammettendolo durante i primi passi, la rielezione di Sergio Mattarella.

Si pensava che i giovani Salvini e Giorgia Meloni snobbassero o scaricassero il vecchio Silvio ma chissà,
forse è quest’ultimo che ha gabbato i primi due con lo specchietto per le allodole di una candidatura poi ritirata.

Ormai, non ci sorprendiamo più di nulla.


Una cosa è certa: non è rimasto niente, in Forza Italia e, figurarsi, nei neocentristi di Toti,
di quella Rivoluzione Liberale a cui abbiamo creduto in tanti.
Forza Italia e cespugli di centro sono completamente organici oggigiorno a un certo establishment europeo e italiano,
quindi possono gradire senza sforzi un’Italia incatenata allo status quo rappresentato dalla coppia Mattarella-Draghi.


Matteo Salvini si è rivelato maldestro, più che di destra e pasticcione.
Diciamolo pure senza troppe remore, e segnaliamo la sconcertante ingenuità di un leader
che pure è stato capace di portare il proprio partito dal 4 per cento ai primi posti della classifica.

I suoi alleati di Governo, sia quelli più vicini alla Lega che quelli più lontani, a quanto sembra, hanno giocato sporco,
ma Salvini doveva aspettarselo e premunirsi in qualche modo.

Invece, è cascato in tutte le trappole disseminate sul cammino,
ed alla fine, anziché prestare ascolto all’unica alleata forse un poco più sincera degli altri compagni di viaggio, Giorgia Meloni,
(che avrebbe voluto insistere ancora con un candidato di centrodestra, per il quale sarebbero mancati solo 55 voti),
ha deciso di consegnarsi mestamente ai propri carnefici.


Che nessuno si scandalizzi ora se da parte di Fratelli d’Italia vi sarà il tentativo, del tutto legittimo,
di giocare una partita in autonomia e di allargare sempre più il perimetro del partito,
accogliendo anzitutto i delusi, di base e di vertice del centrodestra di Governo,
puntando a un partito conservatore capace di andare oltre alla destra tradizionale figlia di Alleanza Nazionale.

Qualche segnale in questo senso lo si è già visto dalle preferenze raccolte in Parlamento da Carlo Nordio,
superiori ai numeri di cui dispone Fratelli d’Italia alle Camere.


Salvini stava già rischiando da mesi di consegnare fette di consenso alla Meloni,
vista la sterile partecipazione leghista all'esecutivo di Mario Draghi che, per esempio,
non è servita nemmeno a stemperare anche solo in parte il rigore illiberale anti-Covid.

Dopo la brutta vicenda del Quirinale, gli interrogativi sul futuro del partito di Alberto da Giussano saranno ancor più numerosi.

Determinate doti o ci sono o non ci sono.


Ricordiamo, in conclusione, l’esempio di Marco Pannella,
che riuscì tanti anni fa, con una rappresentanza parlamentare assai più esigua di quella leghista,
ad imporre ed a far eleggere come Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.


Con il senno del poi, non fu una scelta felicissima, ma questo è un altro discorso.
 
L’azienda che produce questa moderna mascherina universale si chiama Airxom
e, stando al Ceo Vincent Gaston, il prodotto sarebbe miracoloso.

Non solo ostacola e distrugge Sars-CoV-2 in tutte le sue varianti, ma
“grazie alle innovazioni tecnologiche incorporate al suo interno
il nuovo dispositivo fornisce una protezione anche dagli effetti dell’inquinamento atmosferico e da tutti i virus e batteri”.

Coronavirus, adenovirus, H1n1: in tutti i casi le percentuali di distruzione arrivano attorno al 99,9%.

Quindi addio raffreddore, influenza e Covid.

Un toccasana, soprattutto per chi non è di bella presenza:
Airxom infatti copre volto e naso e rende irriconoscibili ben più di una Ffp2.


Passi il fatto che costa 300 euro,
che pesa 130 grammi da portare in faccia tutto il giorno
e che necessita di un cavo per collegarla alla batteria.


Qui il punto è sociologico.

Siamo sicuri di voler vivere in un mondo in cui il nostro volto è coperto h24 da una padella bianca?

E siamo sicuri di volerci arrendere a non vedere più le reazioni facciali delle persone che incontriamo?

Per carità, qualche vantaggio ci sarà.

Sai quanti improperi e insulti detti a mezza voce passeranno impuniti.


Ma il dramma è che
ci stiamo abituando a questa orribile “nuova normalità”.


Ci prendono in giro:

restrizioni e misure anti covid non se ne andranno mai.

Ce le hanno imposte a tal punto da farle interiorizzare a milioni di persone.



Altrimenti finita l’emergenza pandemica torneremmo alla vita di sempre:

niente maschere,

solo sorrisi,

incazzature e

...... libertà.



Invece la mascherina di Bane, ne siamo certi, andrà a ruba,
convinti possa donare l’immortalità.


Povero Batman.


E poveri noi.
 
Il nostro beneamato ministro emette un'ordinanza, dove recepisce il
il Regolamento delegato (UE) 2021/2288 della Commissione del 21 dicembre 2021,
il quale stabilisce la durata del green pass in 9 mesi
per cui i cittadini europei possono entrare in Italia con il sopracitato
certificato avente validità 9 mesi dal rilascio,
mentre per noi
- poveri beoti - si stabilisce la validità del documento in 6 mesi
e se ne frega completamente del Regolamento Europeo.

Ahahahahah Materia legale per ricorsi.

Ministero della Salute
IL MINISTRO DELLA SALUTE

Visti gli articoli 32, 117, comma 2, lettera q), e 118 della Costituzione;

Visto il Regolamento (UE) 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno 2021,
su un quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione,
di test e di guarigione in relazione alla COVID-19 (certificato COVID digitale dell’UE) per
agevolare la libera circolazione delle persone durante la pandemia di COVID-19;

Visto il Regolamento (UE) 2021/954 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno 2021,
su un quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione,
di test e di guarigione in relazione alla COVID-19 (certificato COVID digitale dell’UE) per i
cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti o residenti nel territorio degli Stati membri
durante la pandemia di COVID-19;

Visto il Regolamento delegato (UE) 2021/2288 della Commissione del 21 dicembre 2021, che
modifica l’allegato del regolamento (UE) 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio per
quanto riguarda il periodo di accettazione dei certificati di vaccinazione rilasciati nel formato del
certificato digitale COVID dell’UE indicante il completamento della serie di vaccinazioni
primarie;


Vista la legge 23 dicembre 1978, n. 833, recante «Istituzione del servizio sanitario nazionale»,
e, in particolare, l’articolo 32;

Visto l’articolo 117 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, in materia di conferimento di
funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali;

Visto l’articolo 47-bis del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, che attribuisce al Ministero
della salute le funzioni spettanti allo Stato in materia di tutela della salute;

Visto Visto Visto

Visto Visto Visto Visto

Visto il documento del Consiglio dell’Unione europea del 24 gennaio 2022 avente ad oggetto
“Raccomandazione del Consiglio su un approccio coordinato per agevolare la libera
circolazione in sicurezza durante la pandemia di COVID-19 e che sostituisce la
raccomandazione (UE) 2020/1475”, da cui emerge l’impegno ad adottare un approccio comune
sulla libera circolazione all’interno dell’Unione europea fondata essenzialmente sulle attestazioni
da certificato COVID digitale dell’UE senza ulteriori restrizoni quali test diagnostici per il
SARS-CoV-2 supplementari;




Emana
la seguente ordinanza:

Art. 1
1.La sperimentazione dei “Corridoi turistici Covid-free”
come definita dall’ordinanza del Ministro della salute 28 settembre 2021 è prorogata fino al 30 giugno 2022
ed è operativa, altresì, verso Cuba, Singapore, Turchia, Thailandia (limitatamente all’isola di Phuket),
Oman e Polinesia francese, nel rispetto degli obblighi previsti nella predetta ordinanza
e delle misure di sicurezza di cui al documento recante “Indicazioni volte alla prevenzione
e protezione dal rischio di contagio da COVID–19 nei corridoi turistici Covid-free”, che ne costituisce parte integrante.
2.
Per le finalità di cui al comma 1, dalla data del 1° febbraio 2022 i soggetti autorizzati allo
spostamento verso le mete oggetto di sperimentazione dei “Corridoi turistici Covid-free”, ad
integrazione di quanto previsto al comma 2 dell’articolo 2 della citata ordinanza del Ministro
della salute 28 settembre 2021, devono presentare al vettore all’atto dell’imbarco e a chiunque è
deputato a effettuare i controlli, l’attestazione rilasciata dall’operatore turistico, denominata
“travel pass corridoi turistici”, contenente le informazioni relative agli spostamenti, alla
permanenza presso le strutture e alla polizza COVID.
3.
Il test molecolare o antigenico previsto all’ingresso nel territorio nazionale dall’articolo 2,
comma 3 ultimo periodo della citata ordinanza del Ministro della salute 28 settembre 2021, può
essere effettuato, altresì, entro le ventiquattro ore successive al rientro nel territorio nazionale,
con obbligo di isolamento fiduciario fino all’esito dello stesso.
4.
Nell’ambito della sperimentazione dei “Corridoi turistici Covid-free”, gli operatori turistici
comunicano ai competenti Uffici del Ministero della salute, almeno cinque giorni prima del loro
ingresso, la lista dei passeggeri che fanno rientro sul territori o nazionale, nonché dei singoli Paesi
di provenienza e degli aeroporti di arrivo.

Art. 2
1.A decorrere dal 1° febbraio 2022, le misure di cui all’articolo 2 dell’ordinanza del Ministro della
salute 14 dicembre 2021 cessano di applicarsi.

A decorrere dalla medesima data e fino al termine di cui al comma 2, si applica l’articolo
3 dell’ordinanza del Ministro della salute 22 ottobre 2021
nel testo pubblicato nella Gazzetta ufficiale–Serie Generale n. 254 del 23 ottobre 2021.

2.Ferma restando, per le sole finalità di cui al presente articolo, la durata della validità dei
certificati COVID digitali dell’UE, nei termini di cui ai Regolamenti vigenti in materia,
agli spostamenti in entrata e in uscita da Stati o territori esteri
continuano ad applicarsi,
fino alla data del 15 marzo 2022, le restanti misure di cui all’ordinanza del Ministro della salute 22 ottobre 2021
e all’ordinanza del Ministro della salute14 dicembre 2021, fatto salvo quanto disposto
dall’ordinanza del Ministro della salute 14 gennaio 2022.
.
Art.3
1.La presente ordinanza produce effetti dal 1° febbraio 2022.

2.Le disposizioni della presente ordinanza si applicano anche alle Regioni a statuto speciale e alle
Province autonome di Trento e di Bolzano.
La presente ordinanza è trasmessa agli organi di controllo e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana.
Roma,
Il Ministro della salute
On. Roberto Speranza
 

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