OGNUNO DI NOI HA VISSUTO QUALCOSA CHE L'HA CAMBIATO PER SEMPRE

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Questa storia di dosi ennesime e ADE


(Antibody-Dependent Enhancement https://it.wikipedia.org/.../Potenziamento_anticorpo...)

ha fatto cadere sul prof. Broccolo un po' di tutto
(https://www.startmag.it/.../luniversita-milano-bicocca.../).


E' un'ipotesi improbabile? Ok.

Ma la reazione è quella di un monoteismo vaccinale

che, come il Green Pass all'italiana,

è diventato religione di stato

("Fake news", si urla dal ministero, ed i "giusti" ripetono "Fake news!").



Non solo religione di stato, religione di stato e religione intollerante.

Che con un tasso di copertura vaccinale anticovid tra i più alti di Europa in Italia si continui su questa via è indicativo,
ed è indicativo che, anche sotto le apparenze più rassicuranti, la "giusta comunicazione" in contesto pandemico
sia solo quella che tratta i cittadini come funghi (leave them in the dark and feed them shit).


Se si finisce in ospedale ed in intensiva anche con tre dosi

pare che l'unica soluzione pensabile sia una quarta dose

(e poi una quinta, e poi una vaccinazione annuale etc).


Poi se a qualcuno viene il dubbio che la parola d'ordine (e la prassi) sia

"prevenire, NON CURARE" , pazienza.



Ed infatti, arriva in Italia il tanto annunciato paxlovid e... pare un film già visto.

Fermo restando il fatto che non si vede per quale ragione si debba usare molnupiravir quando è disponibile paxlovid
(almeno che la ragione non sia "ormai lo abbiamo comprato!"),
ecco che pare che la principale preoccupazione del ministero
sia che i farmaci antivirali (coperti da brevetto) non siano prescritti o somministrati senza ragione.


Ma questo in genere non è una novità nel sistema sanitario nazionale, fin da qualche anno fa,
quando i malati di epatite B erano spesso costretti ad ändare all'estero
ed a pagare di tasca loro per avere sofosbuvir.

E poi, di recente, il registro veklury, che contingentava le somministrazioni di remdesivir negli ospedali.


Insomma, la pandemia è un emergenza che sarebbe sanitaria, certo,
ma anche in emergenza sanitaria, o forse a maggior ragione,
c'è da controllare la distribuzione dei farmaci, ma solo di quelli che costano, eh...


Nessuno, e sottolineo nessuno,
si è mosso quando le farmacie davano via idrossiclorochina come fosse pane,
o zitromax, o corticosteroidi.


Anche nell' emergenza qualcuno lo dovrà pur controllare il Satana della spesa farmaceutica.

Perché ci sono vite da salvare, sì, però solo a prezzi modici.



«Ci vogliono circa due giorni prima che il paziente abbia la risposta dal tampone,
dopodiché deve rivolgersi al medico di base
e questo a sua volta deve mettersi in contatto con il reparto di malattie infettive dell'ospedale,
dove il farmaco può essere prescritto e somministrato».


Il rischio, osserva il professore, è

«perdere tempo e non riuscire a somministrare la terapia.
Ed è anche un sistema discriminatorio,
se pensiamo alle periferie e a tutti i centri delocalizzati che non possono accedere in tempi rapidi a un reparto ospedaliero di malattie infettive».
Lo dice Anelli, Fnomceo ( https://www.dagospia.com/.../cosa-aspetta-39-aifa...). Pensate un po'.
 
Ora cominceranno con questa....e poi ?


Anche il neonato contagiato dalla febbre di Lassa,
secondo quanto riporta la Bbc ripresa da Leggo.it, è deceduto.

Il bambino, morto la scorsa settimana al Luton and Dunstable Hospital, nel Regno Unito,
era uno dei tre casi confermati, tutti all'interno della stessa famiglia.

Tutto il personale che è stato in contatto con i pazienti poi deceduti sono stati messi in isolamento.

"I colleghi identificati attraverso il nostro esercizio di tracciamento dei contatti del personale
sono stati obbligati a intraprendere un periodo di isolamento precauzionale di 14 giorni

e non avere contatti con i pazienti per 21 giorni.

Come previsto, ciò ha un impatto sui nostri livelli di personale
ed ha richiesto la chiusura temporanea di una parte sostanziale della terapia intensiva, con un impatto anche sui nostri servizi clinici.
Vogliamo assicurarvi che i casi di febbre di Lassa sono rari nel Regno Unito e non si diffondono facilmente tra le persone.
Il rischio complessivo per il personale sanitario e gli altri pazienti è molto basso".

Anche l'unità neonatale del Luton and Dunstable Hospital è stata chiusa a nuovi ricoveri.


La dottoressa Susan Hopkins, consulente medico capo dell'Ukhsa,
ha affermato che i casi erano collegati a un recente viaggio in Africa occidentale,
dove la malattia trasmessa dagli animali è endemica.

La maggior parte delle persone con febbre di Lassa guarisce, ma alcune possono ammalarsi gravemente.


Come specificato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS),
la febbre di Lassa fa parte delle febbri emorragiche virali (Fev),
tra le quali c'è anche quella provocata dal virus Ebola.

Si tratta di "patologie di origine virale a carattere sistemico,
caratterizzate da esordio improvviso, acuto e spesso accompagnate da manifestazioni emorragiche".

La febbre di Lassa prende il nome da una città della Nigeria,
dove circa mezzo secolo fa fu diagnosticata per la prima volta in due infermiere.
 
DIETRO L’ARGENTO DI "WONDER" GOGGIA

23 GIORNI DOPO L’INFORTUNIO C’E’ UN SEGRETO

CHE SI CHIAMA MEDICINA RIGENERATIVA.


L'ORTOPEDICO CHE L'HA OPERATA:

“L'ABBIAMO CURATA CON INFILTRAZIONI DI PLASMA RICCO DI PIASTRINE”
 
Come promesso abbiamo seguito le votazioni del famoso report Beating Cancer (BECA),
nel quale vi erano molti attacchi al settore enologico ed agricolo italiano,
legato alla volontà della commissione parlamentare BECA di indicare l’alcol, in qualsiaisi quantità,
anche mezzo bicchiere di vino, come PERCOLOSO per la salute umana, quindi da sottoporre a controindicazioni.


Con poca sorpresa notiamo che i deputati del PD si sono accaniti contro il settore agricolo italiano,
favorendo il passaggio di molte norme che, in futuro, si tradurranno in batoste per il settore agricolo italiano.


Trovate la lista completa dei voti a questo link.


Indicheremo alcuni punti importanti

  • Capitolo 16 27CP1.
  • In questo emendamento APPROVATO,
  • si proponeva di sostituire le “Avvertenza alla salute”, cioè l’avviso di tossicità,
  • con informazioni sul “Consumo moderato e responsabile”,
  • cioè guidando sempre verso una moderazione nel consumo.
  • Questo emendamento, che evita gli avvisi “Stile sigarette” è passato con 392 voti a favore
  • (ID, ECR, PPE, parte del S&D e di Renew) contro 251.
  • Quindi niente indicazione per etichette terroristiche

  • Capitolo 16 Emendamento 32
  • Cercava di eliminare il riferimento ad un aumento delle tasse sulle bevande con alcol,
  • riconoscendo l’importanza del settore vitivinicolo per l’economia.

  • Questo emendamento è stato BOCCIATO.

  • Hanno votato a suo favore ID, ECR, PPE e transfughi dagli altri gruppi.
  • CONTRO S&D, con in prima file gli italiani Moretti, Majorino Tinagli e via via tutti gli altri.

  • Quindi il PD ha detto SI a nuove tasse sul vino.

  • Capitolo 16 27 CP3.
  • Cercava di fare in modo che non si puntasse solo su un aumento delle tasse
  • come strategia per limitare il consumo di vino.

  • BOCCIATO, con voti simili ai precedente.


  • Inoltre il PD, la sinistra e fratelli vari si sono espressi a favore del paragrafo 19
  • che vuole una punizione dei consumi di origine animale,
  • con tanto di etichettature speciali perché nuocciono gravemente alla salute.

Questi documenti verbosi non saranno senza conseguenze.

Queste ci saranno, magari non immediate, e si tradurranno in obblighi e tasse
per gli agricoltori ed i produttori di vino e birra italiani.

Perché certe maledizioni non vengono dal nulla, hanno madri e padri precisi.

Nomi e cognomi di persone che hanno votato in un certo modo.

Qui abbiamo cercato di fornirveli.


Segnateveli, così, quando non potrete permettervi un bicchiere di vino o di birra, saprete chi ringraziare.
 
I manager delle grandi società petrolifere avvertono:

siamo solo all’inizio dei problemi legati ai costi elevati dell’energia per i consumatori.

Questo nonostante i guadagni record ottenuti dalle loro società.


“Non ho buone notizie da fornire, i prezzi del petrolio rimarranno alti”,
ha detto recentemente ai media Patrick Pouyanne, amministratore delegato di Total Energies,
commentando l’attuale situazione dei costi energetici in Europa.


Il commento è stato ripreso dal capo della major asiatica delle materie prime Vitol, Mike Miller,
che all’inizio di questo mese ha notato le scarse scorte globali di petrolio
e la limitata capacità di produzione inutilizzata come motivo delle sue aspettative sull’aumento del petrolio.


Bernard Looney di BP ha anche previsto un aumento dei prezzi dell’energia.

L’ha definita “volatilità” ed ha affermato che l’offerta di petrolio potrebbe diminuire portando i prezzi a oltre 90 dollari al barile.


“Ci aspettiamo un mercato del gas dall’offerta limitata per il futuro
e ci aspettiamo volatilità nell’andamento dei prezzi dell’energia”,

così è intervenuto l’amministratore delegato di Equinor, Andres Opedal,
alla pubblicazione degli ultimi risultati finanziari della società, come citato da Reuters.



Ci sono due cose che condividono tutte le major del Big Oil quotate.

Il primo sono i forti profitti derivanti da quella stessa offerta limitata, unita a una forte domanda.

Il secondo è l’assenza di piani per aumentare la produzione di petrolio e quindi continuare a realizzare importanti utili.



Per le società petrolifere europee c’è poi la pressione a diminuire “L’impronta al carbonio” delle stesse, fatto che manda alle stelle i costi operativi.


Quindi, quando i dirigenti del settore avvertono degli alti prezzi dell’energia che sono qui per restare,
e non perché siano malvagi inquinatori, ma perché così vogliono le vari corti di giustizia e le normative europee.



“Immaginate che Shell abbia deciso di smettere di vendere benzina e diesel oggi”,
ha scritto Ben van Beurden in un post su LinkedIn nel giugno dello scorso anno.

“Ciò ridurrebbe sicuramente le emissioni di carbonio della Shell.
Ma non aiuterebbe affatto il mondo. La domanda di carburante non cambierebbe.
La gente farebbe rifornimento di auto e camion per le consegne in altre stazioni di servizio”.

Tra l’altro, a causa di queste pressioni, Shell ha deciso di lasciare i Paesi Bassi
e di diventare una società britannica, togliendo importanti flussi finanziari alla UE.

Non è impossibile che altre società seguano questa strada


Le Big Oil europee hanno quindi ridotto i loro investimenti in nuove esplorazioni di petrolio e gas
in linea con gli appelli in tal senso da parte di investitori attivisti, ambientalisti e persino l’Agenzia internazionale per l’energia,
che l’anno scorso nella sua Road Map to Net Zero ha affermato
che "più esplorazioni di petrolio e gas non erano necessario poiché eravamo fermamente sulla strada per lo zero netto".


Il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita ha notoriamente respinto la road map dicendo:

Quello (il rapporto dell’AIE) è un sequel del film La La Land. Perché dovrei prenderlo sul serio?“,


Secondo un rapporto Reuters, Alexander Novak della Russia lo ha semplicemente definito irrealistico .

Le ultime tendenze dei prezzi del petrolio e del gas sembrano indicare il fatto che l’AIE era impegnata
in un pio desiderio o aveva seriamente sottovalutato la domanda di petrolio e gas nel contesto dell’offerta.

Però sia Arabia sia Russia hanno interesse a mantenere i prezzi del petrolio alti.


Nel frattempo c’è un pollo da spennare:

i paesi europei e USA.

Poi anche OPEC+ ha difficiltà nell’aumentare l’output di petrolio.


Se a questa situazione si unirà l’instabilità dei mercati finanziari

avremo una tempesta perfetta che manterrà i prezzi molto elevati a lungo.
 
Sabato ci torno. Voglia di LIBERTA'

Nella vicinissima Svizzera dalla mezzanotte è scattato il “liberi tutti” in materia di restrizioni anti Covid.

Non saranno più obbligatori mascherine e certificati Covid (Green pass)
per entrare nei negozi, nei ristoranti, nei locali culturali, in altri ambienti chiusi e per partecipare a eventi pubblici.

Terminerà anche l’obbligo di indossare la mascherina sul posto di lavoro e la raccomandazione di lavoro da casa (smart working).


Tutto il contrario capita in Italia dove il modello Speranza si fa più aspro
proprio in un momento in cui la pandemia sta allentando la presa in termini di contagi e di pressioni sulle strutture ospedaliere.


La riunione del Consiglio federale svizzero ha deciso di revocare la maggioranza delle misure di prevenzione.

Resteranno in vigore fino alla fine di marzo solo le prescrizioni di isolamento in caso di test positivo
e di indossare le mascherine sui mezzi pubblici e negli ospedali per proteggere le persone a rischio elevato.

«All’orizzonte si può vedere la luce», dice il presidente federale elvetico Ignazio Cassis.
Stiamo imparando a convivere con il virus».


Già, da noi solo a un tiro di schioppo le restrizioni aumentano.

E pensare che al di là delle Alpi la percentuale di vaccinati non raggiunge nemmeno il 69%.


L’Italia ha quasi il 95% di vaccinati, stando alle parole di Matteo Bassetti a Controcorrente,
eppure il governo a trazione Speranza nega il diritto al lavoro a chi non ha il lasciapassare governativo.

Se non fosse tutto così assurdo e drammatico, ci sarebbe da ridere.

“Distanza minima, confronto impietoso.
Mentre il resto d’Europa prova a ripartire,
da noi negozi e ristoranti sono ancora in ginocchio
a causa del perdurare di regole e restrizioni illogiche imposte dal governo. Altro che “migliori”…”
.

Tra Lugano e Como sembra esserci un mondo di mezzo e non è così.

Solo mezz’ora.

Fa male ascoltare, durante il servizio, una signora abituata a fare spese in Italia affermare:

“Non ci vengo più, troppe complicazioni”.


Ora basta, Speranza cosa aspetta a fare altrettanto?

Ora che si sta allargando il fronte dei virologi -alcuni nello stesso Cts-
che affermano che il Green pass ha le ore contate,
quale impedimento hanno nella testa ‘i Migliori’, di fronte a un’Italia in preda a chiusure drammatiche di interi settori?


In Italia di togliere il Green pass non se ne parla.

Walter Ricciardi, il consulente di Roberto Speranza, vorrebbe estenderlo tutto l’anno.

Anche se il fronte del no aumenta.

Maria Rita Gismondo, microbiologa del Sacco di Milano:

«Non esiste dal punto di vista scientifico alcuna motivazione perché il Green pass resti in essere»”.


E una scrittrice appartata, Susanna Tamaro prende carta e penna e scrive, sull’argomento, direttamente al premier Mario Draghi:
«Che senso ha?».


Ecco, Svizzera- Italia: trova le differenze.

 
Ultima modifica:
Ahahahahahahahahah. Noi - invece - rispondiamo così :

Via libera alla Camera al voto di fiducia sul dl proroga dello stato di emergenza.

I sì sono stati 452, i voti contrari 53.

Il decreto legge proroga al prossimo 31 marzo

lo stato d’emergenza per la pandemia da Covid,

approvato dal Senato e in scadenza il prossimo 22 febbraio.



Il voto finale sul provvedimento è previsto per la tarda mattinata di giovedì.
 
Continua il dibattito tra gli esperti su cosa accadrà dopo il 31 marzo.

"Non credo verrà prorogato" lo stato di emergenza e "quindi si scioglierà anche il Cts", ha detto a Rai Radio 1,
ospite di 'Un Giorno da Pecora', l'immunologo e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), Sergio Abrignani.

Il Covid?

"Non credo dovremmo più vivere la situazione emergenziale che abbiamo vissuto in passato, almeno se rimane la variante Omicron.
E non penso che possa arrivare a breve una variante più diffusiva di Omicron, è difficile ed è improbabile immaginarsela".


Abolire il green pass dal 1° aprile?

"Sono scelte politiche, io dico che quando avremo terminato la campagna vaccinale potremo togliere tutto" ha affermato Abrignani.
 
Approfittando dell’emergenza generale e di un governo, quello guidato da Mario Draghi,
che tra le priorità non annovera certo la difesa del patrimonio nazionale,
la Francia si prepara a conquistare un altro pezzo di Italia.

Come rivelato da Luca Gualtieri sulle pagine di Milano Finanza, infatti,
il ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna e quello di Crédit Agricole Italia Giampiero Maioli
si sarebbero incontrati nelle scorse ore e potrebbero presto tornare a sedersi allo stesso tavolo.

I rumors di un “possibile blitz di Unicredit su Piazza Meda
avrebbero infatti convinto il vertice del banco a spingere sull’acceleratore sul m&a
ed a esaminare quella che oggi viene ritenuta l’alternativa più concreta, un’integrazione con la banque verte”.

Un’idea che era stata studiata anche nel corso del 2020,
senza che alla fine si trovasse un’intesa definitiva sulla governance.

Oggi, però, secondo gli osservatori la situazione sarebbe cambiata
e le condizioni per una stretta di mano definitiva ci sarebbero.

Un blitz di Unicredit sul Banco, secondo Milano Finanza,
non sarebbe imminente, ma il dossier non è stato affatto accantonato, anzi.


La pista principale sembra condurre all’Agricole,
anche se al momento di discussioni ufficiali intavolate con il colosso del credito francese non ce ne sono.

Tra le alternative, non si esclude un possibile interessamento di Bnp Paribas,
che negli anni scorsi aveva già valutato la possibilità di una crescita nel Nord Italia.


La nascita di un possibile, secondo polo bancario a trazione marcatamente francese
non sembra aver scosso troppo il mondo della politica italiana, evidentemente concentrato altrove.

Qualche mal di pancia è stato registrato all’interno della Lega,
che ha sempre avuto buoni rapporti con i vertici del Banco, ma niente di più.


Mentre i cugini transalpini sono già pronti a mangiarsi un’altra fetta della nostra finanza.
 

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