OGNUNO DI NOI HA VISSUTO QUALCOSA CHE L'HA CAMBIATO PER SEMPRE

Non ha mai usato mezze parole, Massimo Cacciari,
per mostrare tutta la propria insoddisfazione nei confronti delle politiche di contrasto al Covid adottate dal governo Draghi.

Bocciandole in maniera netta, inappellabile.

Una posizione ribadita anche nelle scorse ore,
quando il filosofo è stato ospite del programma Piazza Pulita in onda su La 7 e condotto da Corrado Formigli.


Quando gli è stato chiesto un parere sull’obbligo vaccinale, infatti, l’ex sindaco di Venezia è tornato subito alla carica.


“Una vergogna, è scandaloso”

“A me lo chiedete? Sapete benissimo come la penso su queste materie.

È una cosa scandalosa, in nessun Paese al mondo è passata una norma di questo genere,

in nessun Paese al mondo esiste una norma che obbliga alla vaccinazione per andare a lavorare.

Al massimo in altri Stati si è intervenuti su singoli settori del mondo del lavoro”.


Sotto gli occhi del segretario Cgil Maurizio Landini:

“Basta, ci mettiamo a parlare ancora, anche con lei di come è stata gestita male la pandemia…

Per favore!

Questa storia è uno scandalo, in nessun Paese al mondo è passata una norma di questo genere.

Lo ripeto, è uno scandalo”.



Ancora una volta, dunque, dal filosofo è arrivata una presa di distanza forte dalle scelte dell’esecutivo.


A pensarla come Cacciari, d’altronde, è un numero crescente di italiani,
quelli che di fronte ai numeri in netto miglioramento di una pandemia che oggi fa meno paura
hanno iniziato da tempo a chiedere un allentamento nelle restrizioni.

Una pressione tale da parte dell’opinione pubblica da spingere il premier Draghi,
a prendere in considerazione l’idea di abolire il Green pass,
una delle misure più odiate dalla popolazione.

Per provare, almeno in parte, a placare gli animi.
 
È guerra totale per il Green pass e tra Lega e Fratelli d’Italia volano stracci.

La maggioranza, di cui fa parte il partito guidato da Salvini,
ha infatti cassato l’ordine del giorno presentato da FdI
che avrebbe potuto dare una smossa per far cadere il Green pass assieme allo stato di emergenza.


La stessa maggioranza, guarda caso,
ha poi accolto altri ordini del giorno del Carroccio e del M5S sulla stessa linea.


E mentre tutti (compresi i televirologi della prima ora)
assicurano che né il Cts né lo stato di emergenza avrebbero senso di essere ancora in auge oltre il 31 marzo,
ancora non si è capito bene cosa ne sarà del lasciapassare.


“Questa mattina alla Camera i partiti della maggioranza senza distinzioni

hanno votato contro la revoca del Green pass con lo scadere dello stato di emergenza fissato al 31 marzo."



I partiti che sostengono Mario Draghi, Lega e Forza Italia compresi, avrebbero votato No


“Riteniamo che con il venire meno dello stato di emergenza
vengano meno anche i presupposti di forma e di sostanza
per la compressione di diritti fondamentali subordinati alla lettura di un codice.

Evidentemente i partiti di governo vogliono trasformare il Green pass in una misura ordinaria.

Non accetteremo che il green pass diventi il passaporto o la carta d’identità degli italiani
e la normalizzazione delle discriminazioni che ne derivano”.
 
La risposta della Lega, arrivata tramite Claudio Borghi:

“Vedo che stanno uscendo messaggi su Green pass e stato di emergenza.

È la solita propaganda.

Sono i soliti ordini del giorno che come già dimostrato non servono a niente.

In commissione fra poco andrà in votazione l’emendamento per fine green pass e quello sì diventerebbe legge”.


Riuscirà ad ottenere i voti necessari?

Già, perché da par suo anche la Lega fa “il pesce in barile”.


Questo modo di dire è infatti molto appropriato alla situazione.

L’espressione sta a intendere l’atteggiamento di chi di fronte a una certa situazione
faccia finta di nulla per evitare seccature, incombenze o per non schierarsi apertamente,
rimanere neutrale, restare indifferente.

Oppure è anche riferito al comportamento di chi fortissimamente neghi o finga di non sapere, per timore delle conseguenze.


Infatti, secondo quanto riporta l’Ansa, i deputati trentini della Lega
Diego Binelli, Vanessa Cattoi, Martina Loss e Mauro Sutto si sono visti accogliere alcuni ordini del giorno da parte del governo,
che valuterà se e come mettere in pratica le richieste del Carroccio.


Si parla di allentamento delle misure di contenimento,

abrogazione del green pass entro e non oltre il 31 marzo 2022,

cancellazione dell’obbligo di FFP2 negli impianti sciistici.


Sul lasciapassare però si registrano anche altre tensioni.


Come quelle all’interno dell’ormai Movimento 5 Stelle allo sbando.


Unici fedelissimi alla linea con questa misura liberticida e antidemocratica i sinistri del Pd e di Leu, il partito di Speranza.
 
In un periodo di crisi economica causato principalmente dalla scellerata gestione della pandemia da parte del cosiddetto “Governo dei Migliori”,

dove locali, alberghi e attività di ogni genere si vedono svuotate della propria clientela,

dove liberi cittadini vengono sospesi dal lavoro senza reddito per aver scelto di non sottoporsi a una vaccinazione che nei fatti hanno vigliaccamente imposto,

dove viene impedito ai pensionati sprovvisti di lasciapassare l’accesso agli uffici postali ed alle banche,

una nuova spada di Damocle pende sulla testa di imprenditori, artigiani e famiglie.




Il caro energia è oggi il tema più sentito dalla cittadinanza
e la sua rilevanza va ben oltre il già gravoso aumento del costo delle bollette;

esso, infatti, incide verticalmente su ogni settore e, di conseguenza, su tutta la linea produttiva,
determinando aumenti di prezzo su beni e servizi compresi tra il 4% ed il 20%,
attuando un vero e proprio salasso sui cittadini italiani.

L’ultimo report di Assoutenti, infatti, stilato sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione di gennaio,
ha calcolato che le ripercussioni di tali aumenti sulle tasche delle famiglie italiane
determineranno una maxi-stangata da +38,5 miliardi di euro,
causando un aumento annuo di +1.480 euro a parità di consumi.


La situazione in Italia è particolarmente grave e totalmente fuori controllo:

siamo l’unico Paese in area OCSE ad aver subito una diminuzione dei salari medi dal 1990 ad oggi,

abbiamo le pensioni minime tra le più basse

mentre siamo tra i primi 6 Paesi europei ad avere la pressione fiscale più alta;

in questo quadro di crisi generalizzata l’esecutivo si limita a stanziare vere e proprie briciole:

5 miliardi, assolutamente insufficienti per far fronte al contenimento dei rincari, lasciando i cittadini abbandonati a loro stessi.



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Le possibili soluzioni?

Stanziare cifre congrue all’indice del rialzo
ed intervenire su tasse ed oneri di sistema potrebbe essere un buon punto di partenza.

“Altro debito pubblico!” esclamerà qualcuno.

Bene, si presume che il ruolo di uno Stato sia anche quello di tutelare i propri cittadini dalle speculazioni dei mercati
e comunque, nella nostra storia più recente e per situazioni meno virtuose, spesso non ci si è posti questo problema.
 
Come illustrato da Il Sole 24 Ore,

un fulgido esempio ne è la transazione “Aspi”,

dove lo Stato ha coperto con spesa pubblica ben 19 miliardi

tra l’acquisizione della Società Autostrade (8 miliardi)

ed i debiti accumulati dai precedenti gestori,

facendo finire direttamente nelle tasche della famiglia Benetton ben 2,4 miliardi.


E’ bene ricordare che con un investimento complessivo di 100.000 euro, nemmeno un euro in più,

Atlantia, tra il 2003 e il 2020 ha realizzato quasi 22.000.000.000 di euro come spiega un’analisi dettagliata di Altreconomia.


Non bisogna dimenticare che senza la gabbia europea e con la sovranità monetaria,

avendo la possibilità di fare spesa a deficit,

sarebbe stato più semplice ed immediato porre rimedio a questa situazione,

mentre ora pesano come un macigno tutte le criticità del dover rendere conto agli organi comunitari per poter far fronte ad una crisi nazionale.
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Il Grande Reset è la reazione disperata dei globalisti che vedono come il mondo stia diventando multipolare.

Questo progetto, nonostante la contrarietà della maggior parte dei popoli del globo,
vuole arrivare al suo obiettivo puntando molto anche sulla pandemia.

Il Grande Reset arriva dai primi anni 2000,
quando i globalisti hanno cominciato a sentire la perdita della loro forza
e dunque hanno cercato e cercano in tutti i modi di recuperare una situazione positiva per loro.

Ad esempio, l’élite liberale ha imposto lo stato di emergenza per recuperare i potere sulla mente delle persone,
in quanto sempre più esseri umani si stanno allontanando dal disegno globalista.

L’élite liberale, nonostante si sia dimostrata incapace di gestire l’emergenza Covid,
vuole comunque usare questa cosa (e lo stato di emergenza) per rimanere ai vertici.

Tutto questo sembra piuttosto una “agonia liberale”.


Le restrizioni occidentali e lo stato di emergenza sono usate dall’élite liberale per mantenere il potere e per difendere il globalismo,
la Russia e la Cina hanno dimostrato che delle giuste misure di contenimento del virus
possono essere usate però solamente per i propri interessi sovrani (contrari al globalismo): misure simili ma con visioni diverse.


L'Italia è stata la più sfortunata di tutti perché ha scelto il peggior presidente possibile.

Non immagino nessuno peggio di Draghi.

Quest’ultimo non porta nessuna promessa con sé, ma è uno che sta lì per garantire il puro status quo.

E questa è la cosa più spaventosa: non cambiare niente – nelle tendenze di oggi – è il delitto più grave.

Draghi incarna perfettamente l’élite liberale.


I territori sono ancora sotto il controllo dell’élite liberale.

Insieme ai monopoli tecnocratici che non si sottopongono a nessun potere politico,
hanno usato l’emergenza coronavirus da un lato per mantenersi al potee e dall’altro per cercare di rafforzare la propria influenza e il loro dominio.
 
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... quindi, come vedremo, serve "narrazione" e più di prima, se la tua linea è mantenere l'emergenza.

Peter Doshi e David Robertson su Washington Post si producono nell'esame di un secolo di epidemie di virus respiratori,
e ci fanno notare che la storia dice che non è il virus a decidere, ma noi.

"La chiave della fine della pandemia, quindi, non è biologica, è sociale.
Oggi il pubblico è profondamente diviso su cosa fare,
con alcuni da tempo a favore dell'entrata in uno stato post pandemico,
mentre altri hanno recentemente ripreso con la scuola a distanza
ed un rafforzamento dell' obbligo di mascherina in risposta alla variante omicron.

Ma uno stato di emergenza non può durare per sempre,
soprattutto con interventi che hanno diviso le famiglie
e danneggiato giovani e bambini, per cui il coronavirus presenta il rischio più basso.

E per quanti scelgono metodi di mitigazione più stringenti
è cruciale capire che non sarà definibile chiaramente un punto di fine della pandemia.


La pandemia finirà solo quando integreranno il rischio covid nelle proprie vite e riprenderanno interazioni sociali normali.


Per quanto sperino in una fine della pandemia chiara e netta, la storia ci dice che una cosa del genere non esiste.

Alla fine non è il virus a determinare la timeline - siamo noi.

La pandemia finirà quando diremo che è finita."


Visto che la faccenda è sempre stata politica
(un'epidemia è una faccenda politica con risvolti sanitari, come diceva Rudolph Virchow
Il Covid, la Medicina e la Politica - Quotidiano Sanità),
e che il mondo è ormai molto piccolo,
se qualche nazione sceglie approcci diversi dai tuoi hai tre possibilità:

o sostenere che non è vero che hanno restrizioni più di te,

o sostenere che sono dei pazzi criminali (cfr Svezia),

o sostenere che mentono sui dati.


Negli ultimi giorni sui social sono rimbalzate varie uscite stile "C'è del marcio in Danimarca".

A parte le regolari smentite delle autorità danesi,
il maggior esperto galattico di sanità pubblica a provato a metterci su un carico...
peccato che non si accettino caramelle dagli sconosciuti o numeri da Ricciardi, fin da tempi non sospetti
(https://ilchimicoscettico.blogspot.com/.../dichiarazioni...)


 
5 Giugno 2018

Ovvero, perché non si accettano caramelle dagli sconosciuti o numeri da Ricciardi.

Si, vabbè, con l'uomo si sfondano porte aperte...

Comunque questi vertici della sanità italiana dicevano cose così, la gente se le beveva, e la medicina accademica taceva.

Bella prova, bravi, complimenti vivissimi.

Rischio polio perché le coperture sono sotto il 95%. Parole sue.

Ovviamente si riferiva alle vaccinazioni pediatriche,
mentre la herd immunity si riferisce alla popolazione nel suo insieme,
ma sorvoliamo su questo trascurabile dettaglio.


Il valore più alto dell'intervallo di R°, basic reproduction number, per la polio è 7.

Visto che la percentuale di copertura richiesta per la herd immunity è 1 − 1/R°,

il conto fa 87% (idem per la difterite).

Per il valore alto, visto che R° nel caso polio oscilla tra 5 e 7.


O non la sapeva (strano, non insegnava igiene?),

o non se la ricordava.

Oppure?



Gli R° cambiano nel tempo e nei luoghi. Non sono costanti.

In UK alla fine degli anni 70 quello della pertosse era alto ,
rilevazioni più recenti sui dati epidemiologici dell'Europa continentale lo individuano a 5,9 ,

per l'Italia (e quindi anche nel caso pertosse l'allarme nazionale non sussisteva)
(http://journals.plos.org/plosmedicine/article/file?id=10.1371/journal.pmed.1000291&type=printable)


Ovviamente casi di polio non ce ne sono stati.


E la situazione difterite?

Eloquente: http://www.epicentro.iss.it/problemi/difterite/DifteriteItalia2017.asp


 
Poveretti noi.....ma come ? Ma se esiste una legge
contro il mascheramento del viso. Loro passano sopra le leggi
e noi no ?


Nel Paese in grado di tenere prigioniero un minorenne in Sardegna
a causa delle folli regole sul super green pass,
bisogna sempre tenere le antenne dritte.

E fare molta attenzione ai segnali.

Perché per quanto si predichi il ritorno alla “normalità” (già, ma quale?),

per ora abbiamo ancora obblighi vaccinali,

super green pass,

green pass,

Dad nelle scuole,

stadi a capienza limitata e

mascherine al chiuso.


A proposito di mascherine.

Se da una parte ci sono gli intellettuali che si struggono per non doverle più indossare obbligatoriamente all’aperto (se vogliono, facciano pure),
tra virologi e scienziati si fa sempre più calda l’ipotesi di non liberarcene mai più.


Avete presente gli asiatici che se ne vanno in giro quasi sempre mascherati? Ecco.


Il 31 marzo, salvo imprevisti, dovrebbe concludersi lo stato di emergenza
e con esso potrebbero decadere parte delle normative covid.

Non l’obbligo vaccinale per gli over 50, previsto fino al 15 giugno.

Lo stesso dicasi per l’applicazione di lasciapassare e super green pass
(ieri c’è stata alla Camera una guerra di mozioni).



Per le mascherine il discorso è diverso.

Un indizio inquietante l’ha fornito ieri Massimo Clementi,
direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Il professore è convinto che si possa dire addio al Dpi sia all’aperto che al chiuso,
ma “sulle mascherine ho una mia idea personale, e cioè che è un bene che siano state sdoganate”.


Sdoganare significa farle entrare nel sentire comune.

“Questa esperienza dell’infezione da Covid-19 in qualche modo ha cambiato la nostra percezione sull’uso delle mascherine“, dice all’Adnkronos il virologo.

In futuro quando servirà per difenderci da una situazione epidemica di influenza o altro,
personalmente nel dover affrontare un tragitto in una metropolitana affollata la indosserò”.


Insomma, benché sia sempre stata un qualcosa “di totalmente lontano dalla nostra quotidianità”,

per Clementi “la mascherina dovrà rimanere uno strumento che forse dovremmo imparare ad utilizzare quando servirà.

Ricordo anche che l’anno scorso, quando sono state utilizzate le mascherine, non c’è stato un caso d’influenza”.


La domanda, ora, è una sola: questa “mascherina è per sempre”

che molti iniziano ad auspicare, s’intende “obbligatoria” o di libera scelta?



Perché se il punto è sperare che gli italiani continuino ad indossarla, lasciandoli liberi di scegliere, è un conto:

chi vorrà si coprirà il volto come crede.


Se invece l’ipotesi riguarda possibili obblighi o raccomandazioni, magari in particolari luoghi al chiuso, beh: allora ci sia permesso dissentire.
 
"L'altra" informazione.


Head of the self-proclaimed Lugansk People’s Republic Leonid Pasechnik has ordered general mobilization.


"General mobilization shall be announced on the territory of the Lugansk People’s Republic," he said in a decree published online.

"The People’s Council of the LPR, the LPR government shall be immediately notified about the announcement of mobilization".


The decree said the mobilization aims to create conditions for repelling an aggression against the LPR by Ukraine.

It orders full battle readiness for the People’s Militia and other military units.

The republic also prohibited men aged 18 through 55 from leaving the region.


Donetsk People’s Republic

Head of the self-proclaimed Donetsk People’s Republic Denis Pushilin has ordered general mobilization.


"I’m urging fellow citizens who are in the reserve to report to military conscription offices," he said in a video address on Saturday.

"I have signed a decree on general mobilization today.".


"We will protect Donbass and all Russian people," he said.


Pushilin also ordered the government to shift the economy to work in wartime conditions, according to the decree.


The DPR legislature on Saturday approved the mobilization, which put the decree in effect.


The situation along the contact line in Donbass took a turn for the worse on Thursday morning.

The DPR and LPR reported some of the most intensive shelling by Ukraine’s armed forces in recent months.

There have been no reports of deaths but one civilian was injured and the shelling damaged some civilian facilities.

Ukrainian units shelled more than 10 population centers in the Donbass republics overnight.
 

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