OGNUNO DI NOI HA VISSUTO QUALCOSA CHE L'HA CAMBIATO PER SEMPRE

Qui i commenti sono inutili. La notiza si commenta da sola
e ci indica lo stato di scollamento dell'amministrazione in carica.

Tra le nuove nomine dell'amministrazione Biden c'è anche un drag queen.

"A Samuel Brinton, 33 anni, di Perry, Iowa, figlio di missionari battisti che non approvarono la sua omosessualità,
Biden ha assegnato il posto di vice assistente segretario allo smaltimento rifiuti e carburante per conto dell’ufficio Energia Nucleare", come riporta Repubblica.

"La nuova posizione è occupata da gennaio ma la notizia è circolata soltanto di recente, diventando in poche ore virale".


Sam ha 34 anni, usa il pronome 'them' (loro) e si autodefinisce un "nuclearnerd".

Al suo attivo, oltre alle campagne per la corretta eliminazione delle scorie delle centrali atomiche, ha una storica mobilitazione per i diritti Lbgtqi.

Ma destano polemiche, soprattutto tra i più conservatori, le tante foto in abiti femminili,
rossetto e tacchi a spillo e quelle che lo ritraggono in atteggiamenti fetish con un partner travestito da cane e tenuto al guinzaglio.


Come spiega Repubblica,
"da gruppi conservatori sono arrivate critiche.
Terry Schilling, presidente di American Principles Project, ha definito Brinton un “completo degenerato sessuale”.
 
Ahahahahahah "Governo del Migliore".......ma dove ??


Ho raccolto alcune dichiarazioni rilasciate dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini,
rilasciate a valle dei rincari delle materie prime:

“Il 2022 è un anno cruciale sotto tanti i punti di vista
ma anche per una possibile revisione dei Piani di ripresa presentati da vari Paesi,
alla luce di eventi eccezionali, uno dei quali è il forte aumento dei prezzi delle materie prime,
che metterà sotto pressione gli enti appaltatori e che potrebbe richiedere,
a livello europeo e nazionale, un aggiustamento dei Piani presentati l’anno scorso”.


Il ministro ricorda, nelle sue varie dichiarazioni,
che una possibile modifica è contemplata nell’articolo 21 del regolamento dell’Unione europea 2021/241
(Regolamento che supporta formalmente l’intero Next Generation Eu).


Ma entriamo nel merito di tale articolo
e cerchiamo di interpretare quanto riportato da più giornali dalla portavoce comunitaria Veerle Nuyts su tale provvedimento:

“Lo Stato membro sarebbe chiamato a dimostrare che non può più attuare parte del suo piano a causa di circostanze oggettive.
Questo richiederebbe una rigorosa valutazione caso per caso da parte della Commissione insieme al Paese membro interessato”.



E sempre il ministro Giovannini, ripeto, in più interviste rilasciate sempre in questi giorni ha precisato che

“il Next Generation Eu già contiene un meccanismo automatico di revisione annuale delle risorse legato alla inflazione, con un tetto del 2 per cento.
Inoltre, se ricorrono condizioni eccezionali, il Consiglio europeo può valutare entro il 2022 eventuali proposte di revisione dei Pnrr nazionali.
Il fenomeno di cui parliamo non riguarda solo l’Italia, perché l’aumento dei prezzi delle materie per le costruzioni, dal ferro all’acciaio al legno, è un fenomeno internazionale.

Infine, per quanto riguarda l’Italia, accanto al Pnrr il Governo ha previsto un Piano complementare finanziato con risorse nazionali,
oltre alle poste già previste nelle leggi di Bilancio per gli investimenti.

In caso di necessità, quindi, ci sono i margini per valutare come intervenire.

Al momento non ci sono ritardi (come dichiarato dal mondo delle costruzioni nella formulazione dei bandi), almeno per la parte di nostra competenza.

Abbiamo messo in campo un meccanismo stretto di monitoraggio dell’attuazione del Piano e non sono emerse criticità evidenti.

Posso anzi dire che, per esempio, sul piano di rigenerazione urbana per la qualità dell’abitare tutti i Comuni selezionati
hanno confermato di essere in grado di realizzare gli interventi entro il 2026”.



Potrei continuare a elencare questa ricca documentazione mediatica del ministro ma ritengo più utile soffermarmi su alcuni punti.

Da molti mesi (addirittura da luglio del 2021) i costruttori, attraverso l’Ance,
avevano denunciato in modo dettagliato al Governo una grave e oggettiva emergenza:

con l’andamento dei prezzi esploso, ribadisco, nel mese di luglio 2021,
le gare per le opere incluse nel Pnrr rischiavano di andare deserte.


Il Governo, rispondendo a tale esigenza, ha introdotto delle norme davvero inconsistenti.


riporto solo a titolo di esempio due elementi della norma:

una sulla consistenza dell’aumento percentuale dei prezzi

ed uno sulla certificazione degli aumenti.

Sul primo elemento è stato previsto un adeguamento dei prezzi solo se i costi dei materiali oscillano oltre l’8 per cento.

Sul secondo elemento l’adeguamento è demandato a un meccanismo di rilevamento del Ministero che si affida a tre “rilevatori” ufficiali: i provveditori, l’Unioncamere e l’Istat.


Un meccanismo ritenuto contorto dall’Ance, un meccanismo che è stato subito impugnato;
infatti gli aumenti riconosciuti sono stati in media del 43 per cento più bassi dei costi reali sui cantieri, con punte anche del 66 per cento per il legname.

Ho volutamente richiamato la data in cui l’Ance ha sollevato la tragica esplosione dei prezzi perché eravamo nel mese di luglio,
quindi il Governo avrebbe potuto inserire nel disegno di legge di Stabilità 2022 un apposito Fondo
finalizzato al ripristino delle disponibilità finanziare dell’intero Pnrr,
senza in tal modo invocare una rivisitazione del Pnrr approvato in sede comunitaria.

Infatti è difficile, anche se previsto nel richiamato articolo 21 del Regolamento Ue 2021/241, modificare il Pnrr approvato.

Inoltre, è davvero preoccupante che il Governo e il Parlamento
abbiano varato una norma con una soglia di adeguamento dell’8 per cento,
quando siamo in presenza di dati oggettivi che parlano di valori superiori al 40-60 per cento.
 
Tutto impantanato da mesi e mesi nel nulla del vuoto cosmico del nostro governo


Veniamo ora al rischio di un Piano B,

di un Piano da disegnare in un momento in cui non è ancora partito nulla

e siamo solo in fase “pre-progettuale”,


siamo ancora nella fase ricca di anticipazioni di cronoprogrammi
e di coinvolgimento degli Enti locali attraverso lo strumento del dibattito pubblico
e, purtroppo, siamo ancora nella sistematica assicurazione di “percentuali
sempre in crescita per gli interventi nel Mezzogiorno
(ricordo che l’altalena passa da un minimo del 40 per cento a un massimo del 70 per cento).


Ebbene, in questa entusiasmante fase che dura, come ho detto pochi giorni fa, da oltre 19 mesi,
l’ipotesi di dover pensare a un Piano B produce automaticamente un ulteriore spostamento di tutte le previsioni temporali
e quasi giustifica l’approccio, davvero preoccupante, seguito proprio in questi lunghi 19 mesi.


Sicuramente il presidente Mario Draghi non credo sia informato di una ipotesi di rivisitazione di un Pnrr ancora,
almeno per il comparto delle infrastrutture, solo nella fase di impostazione,
cioè una rivisitazione di una pregevole sommatoria di proposte già disponibili sin dalla legge Obiettivo e rimasta ferma dal 2015 a oggi.


Come avverrà questa possibile redazione di un Piano B?


Intanto, ricordo che nel luglio 2021 le Commissioni competenti del Parlamento avevano approvato
il Contratto di programma di Rete ferroviaria italiana,
un documento che era rimasto bloccato presso le Commissioni per quasi quattro anni.

E, sempre in tale contratto, era anche stato ipotizzato
il ricorso a un Piano B in caso di mancato avvio o di ritardi generati da eventi non prevedibili.



Ora entriamo nel merito ed esaminiamo le possibili logiche con cui si darà corso a una revisione;

diventa quasi automatico pensare che si cercherà, in tutti i modi,
di difendere le proposte inserite nel Pnrr già supportate da progettazione esecutiva,
già supportate dai vari provvedimenti autorizzativi.

Questa scelta obbligata produrrà automaticamente un ulteriore ridimensionamento delle risorse
e quindi rimarranno, almeno per le risorse nel comparto ferroviario,

solo l’importo di 1,8 miliardi di euro per il primo lotto dell’asse ferroviario (Alta velocità) Salerno-Reggio Calabria (tratto Salerno-Romagnano),

un lotto dell’asse ferroviario (Alta velocità) Napoli-Bari per l’importo di 1,2 miliardi di euro

ed un lotto dell’asse ferroviario Catania-Messina per l’importo di 1,3 miliardi di euro.


Senza dubbio, assicureranno la ministra Mara Carfagna che si terrà conto di questa temporanea rivisitazione dell’attuale Recovery Plan
e del Programma complementare nel tagliando che i vari Paesi della Unione Europea effettueranno nel 2023.

Non credo che la ministra Carfagna potrebbe accettare una simile assicurazione.


La mia preoccupazione, la mia previsione, sicuramente poco condivisa,
nasce dalla seguente banale constatazione:

per quale motivo non si sia deciso di utilizzare le risorse del Capitolo 8000 della Ragioneria generale dello Stato
relativo ai Fondi di sviluppo e coesione comunitari.

In particolare, il dato relativo alle risorse residue del Programma comunitario 2014-2020 del Fondo di coesione e Sviluppo,
un Programma di circa 54 miliardi di euro, è pari a oltre 30 miliardi di euro.


Queste risorse vanno spese entro e non oltre il 31 dicembre del 2023.


In realtà, il ministero dell’Economia e delle Finanze sa benissimo che è un obiettivo quasi impossibile
ed infatti ha programmato una limitata disponibilità di cassa, cioè le previsioni reali di spesa
sono 2,9 miliardi nel 2021,
3 miliardi nel 2022
e meno di un miliardo nel 2023.

L’Unione europea ha già dato piena disponibilità a modificare le previsioni programmatiche di tale importo
e, quindi, penso che l’utilizzo di tali risorse per superare l’emergenza dei prezzi avrebbe quanto meno assicurato due cose:

non avrebbe consentito a nessun membro del Governo di ipotizzare una rivisitazione del Pnrr

ed, al tempo stesso, non avrebbe in nessun modo fatto scattare l’allarme di un possibile utilizzo di risorse destinate in questa fase a progetti solo “immaginati”.


Una immaginazione necessaria per giustificare le varie previsioni realizzative.

Insisto: spero che questo acceso effetto mediatico sia uno degli ormai sistematici comportamenti utilizzati dal ministro Giovannini
per dimostrare che, anche se finora non è stato aperto nessun cantiere,
si sta facendo di tutto per dimostrare la buona volontà di fare
;


la buona volontà di fare non credo sia sufficiente all’Unione europea.
 
Sull’abbassamento del tetto dell’uso di contante a 1000 euro il Governo Draghi è stato battuto.

Fratelli d’Italia
ha ottenuto il raddoppio del limite a 2000.


Ho notato che la questione è diventata un dibattito ideologico.

Per giunta, tra i fautori di un controllo quasi totale delle banconote
c’era anche qualche liberal all’americana e liberale all’italiana.


Ho scritto questo appunto su Facebook:

“Per me 2000 euro di contante vanno bene,
e non mi interessa se è una proposta di FdI.

Perché lo Stato deve fissare regole astruse per bloccare i reati finanziari?

Mille euro sono la linea Maginot per risolvere i guai economici del Paese anche per i liberali?

È roba neo-sovietica alla Travaglio, Cinque Stelle e Partito Democratico.

Non capisco, stanno tutti diventando dei Torquemada e dei Robespierre?”
.


Stefano Magni, ex redattore de L’Opinione da me interpellato, ha così risposto:

“Credo che sia una proposta delirante già solo per il tetto per i contanti,
a prescindere dalla quantità di soldi prevista.

Figurati abbassarlo.

Porre un limite sui contanti è una violazione della proprietà.

Sono infatti io che dispongo della mia liquidità,
dunque devo essere libero di pagare un bene
o un servizio con qualunque metodo, purché usi una valuta legale.

Limitare questa libertà è una ingerenza inaccettabile”.


Poi mi sono ricordato del caso della senatrice del Partito Democratico, Monica Cirinnà e del suo cane,

nella cui cuccia si trovavano ventiquattromila euro in contanti.


Sarà stato un cane di alta classe, di quelli che – invece di imboscare ossa di vacca – nascondono banconote.


Non so come sia finita la vicenda, lo strano – come scrisse Guia Soncini – è che sia comunque verosimile:

“Non ho niente contro la sinistra, ho molte amiche di sinistra:
passano il tempo a lamentarsi della servitù.

Però non la chiamano “servitù”, dicono “la signora che mi aiuta in casa”,
e poi sibilano che ha detto di aver fatto i vetri ma erano ancora sporchi.

Il guaio principale dell’esser di sinistra è che non puoi mica dire alla sguattera di sbrigarsi a far splendere quell’argenteria”.



Ma niente “era ancora arrivato ai livelli dell’incredibile intervista che i due (Cirinnà e marito, ndr) hanno dato a Tommaso Labate sul Corriere della Sera”.

Ho fatto una ricerca sul trend #contante su Twitter, e ho trovato alcuni post interessanti.

La considerazione migliore l’ha scritta Lisa on the sofa:
“Per fortuna il tetto del contante è a 2000 euro, perché al distributore di benzina vicino casa mia non funziona il pos”.

A seguire Leonardo Panetta:
“Per me la stretta sul contante è il ricordo del Governo Monti e di una mia amica, che lavorava in un negozio di moda,
costretta a fare tre scontrini diversi per consentire ai turisti russi di pagare in contanti una borsa da 3mila euro. Mi ripeteva chi governa vive in un mondo suo”.


Su Twitter il tema è trattato da #facciamorete,
una botnet di sinistra che non diffonde malware ma notizie di stampo e con metodi
– se posso usare un ossimoro – putiniani di sinistra.
Affranta dal rialzo del contante a 2000 euro, #facciamorete ne ha fatto una questione impersonale, con molti tweet.


Non capisco Carlo Cottarelli, che pure presiede Programma per l’Italia,
un comitato scientifico che formalizzerà proposte di matrice liberale per il Governo;

tra i promotori ci sono Azione di Carlo Calenda, +Europa, il Partito Repubblicano e Alleanza Liberaldemocratica per l’Italia.

Cottarelli ha un ottimo curriculum di economista.

Trovo però erronea la sua cocciuta voglia di controllare l’utilizzo di contante da parte di masse criminali o no.

Dopotutto con 2000 euro non so quanto mercato nero si possa fare,
ormai è quasi soltanto quanto serve di “cash” per la spesa al supermercato,
giornali, bar, sigarette e la paghetta per i figli.

Ecco cosa ha twittato Cottarelli:

“Governo battuto sul tetto all’uso del contante…
Si vede che qualcuno pensa che 1000 euro siano troppo pochi per fare la spesa.
Bravi, avanti col nero”.


Cottarelli davvero pensa che il taglio a 1000 euro possa risolvere i pagamenti in nero e il riciclo di denaro sporco?


Botta e risposta tra Yoda @PoliticaPerJedi, che ha twittato

“è raggelante che il centrodestra abbia dovuto alzare la vecchia bandiera dei pagamenti in nero per ritrovare l’unità perduta”.


Ed Alberto Ciapparoni, che ha risposto:

“È raggelante come lo stampo alla fine venga sempre fuori:
equiparare l’uso del contante ai pagamenti in nero è semplicemente comunista”
.


Poi @thomas_moro ha avvertito degli echi da Terza Internazionale quando ha scritto:

“Il tuo baffo è georgiano,
la tua Trabant è tedesca,
la tua strategia è russa,
la tua democrazia è nordcoreana,
il tuo sviluppo è cinese,
il tuo leader è bielorusso,
la tua sanità è cubana”.



Infine, Riccardo Hassan ha notato:
“La relazione contante evasione non l’ha mai dimostrata nessuno,
in cambio il controllo totale dello Stato sui risparmi e sul denaro è tipico delle dittature”.



.
 
Insomma, ci vorrebbe un “matto” per l’Ucraina.

Nel senso degli scacchi, ovviamente.

Ma, forse, non solo metaforicamente.

Ecco, se l’America, come dire, avesse avuto un presidente un po’ matto,
avrebbe preso di petto il suo diretto (di nuovo!) rivale russo
e lo avrebbe in qualche modo costretto a sedersi attorno a un tavolo,
fino a trovare un accordo a quattr’occhi, con l’obiettivo di massimizzare i benefici per i rispettivi popoli,
anziché minimizzarli sollevando ricatti reciproci di ricorrere a “ordigni-fine-di-mondo” alla Dottor Stranamore.


In tema, si è già sentito di tutto,

con minacce che vanno dall’estromissione della Russia dal sistema internazionale di pagamenti interbancari swift;

alla chiusura dei rubinetti russi delle forniture di gas siberiano;

al blocco (già in corso di attuazione!) russo delle esportazioni dei fertilizzanti derivati dal metano, senza i quali non si fa il grano nel resto del mondo.

Per non parlare poi (dell’avvenuto!) aumento vertiginoso delle materie prime (russe),
che consentono al nuovo nemico giurato dell’Occidente di tagliare le sue produzioni energetiche e minerarie guadagnando più di prima.


Tanto, se da questo emisfero si osasse dichiarare l’embargo nei confronti di Mosca,
c’è chi, come la Cina,
è disposto ad assorbirne tutta l’eccedenza produttiva di gas e petrolio,

rinsaldando così ancora di più i nuovi legami politico-strategici di interdipendenza tra i due grandi conglomerati del comunismo mondiale
(uno finto ex e l’altro riconvertitosi in capital-comunista!).

Del resto, gli aumenti vertiginosi di questi giorni fanno il gioco di Mosca che, in tal modo,
è in grado di mantenere in piedi un imponente schieramento di truppe in perenne assetto di “esercitazione” bellica.

Finzione (quella dei ritiri che vanno e vengono) che può in un attimo diventare realtà,
con la penetrazione oltre quei confini dove oggi le armate russe sono ancora minacciosamente schierate.

L’obiettivo dichiarato è di convincere con la forza qualcuno da cui si intende ottenere sottomissione
ed un impegno al ricongiungimento con la madrepatria della Santa Russia,
dalla quale quelle nazioni dichiaratesi autonome e indipendenti si sono troppo precocemente e arbitrariamente distaccate,
nel sogno vano di un benessere all’occidentale che non è mai arrivato.

Un po’ (anzi, tanto) per colpa dei loro pseudo regimi “democratici”, vedi Bielorussia, Ucraina,
Stan-State che, come molti Stati africani in bancarotta socioeconomica,
non sono mai riusciti a democratizzare e ridistribuire verso il basso,
a beneficio di tutti i loro cittadini, gli stratosferici profitti derivanti dallo sfruttamento delle ricchezze del proprio sottosuolo.


Vladimir Putin, in questo non fa eccezione.

Infatti, dopo il 1991, la gestione delle immense ricchezze naturali siberiane
è stata a esclusivo appannaggio di oligarchi ex comunisti e amici del nuovo uomo forte del Cremlino.

Non risulta che sia mai stato fatto, da allora, il mea culpa a proposito delle cause che portarono alla caduta alquanto scellerata dell’Urss,
schiantatasi per eccesso di narcisismo di un potere politico-militare autoreferente.

Tutti i potentissimi leader comunisti di allora sono storicamente i diretti responsabili per aver dissipato immense ricchezze della Nazione
volendo sostenere l’utopia dell’iper-potenza, che ha saturato di testate inservibili gli arsenali nucleari
e tenuto in piedi un’industria bellica sovietica obsoleta, riducendo in miseria la sua popolazione
per foraggiare una mostruosa macchina burocratica di partito e l’onnipresente polizia segreta, dai cui ranghi proviene lo stesso Vladimir Putin.

E, forse, non a caso gli sono state affidate le sorti di una Nazione in disarmo e disastrata,
visto che il Kgb, grazie alla proiezione estera globalizzata dei suoi “affari”,
aveva chiarissimi come metro di paragone sia le cause che i motivi del fallimento dell’Urss.

Di qui si vede come la storia cambi sempre in peggio e giustifichi molti dei rimpianti ex post sui mancati “federatori”,
come quel Napoleone Bonaparte il quale (alla luce degli eventi degli ultimi due secoli)
non aveva poi tutti i torti a ritenere che, per fare l’Europa veramente unita,
l’unico elemento unificatore era di conquistarla con la forza,
costringendola a essere quello che l’euro-burocrazia di Bruxelles non sarà in grado di realizzare da qui a dieci secoli!

Ma, come un altro folle, stavolta di Germania, pur avendo capito che per federare occorresse in primis annettere all’Europa l’immenso territorio russo,
si è visto sconfitto dal Generale Inverno, malgrado l’assoluta superiorità militare delle sue armate d’occupazione.


Ma, stiamone certi: continuando così, noi europei con il nostro profilo basso
e la nostra incapacità di combattere ci esponiamo concretamente a divenire un giorno,
a nostra scelta, o russi o cinesi.

Mosca e Pechino possiedono infatti quelle doti innate napoleoniche che originano dalla coscienza di grande nazione,
sostenuta da un territorio immenso e, per la Cina, da decine di milioni di armati veri,
pronti a obbedire agli ordini che non si discutono del loro leader maximo di turno,
mentre la cosa vale in tono appena minore per la stessa Russia, soggetta a un regime di democratura.

Cioè, comanda sempre uno solo, ma si finge di plebiscitarlo con elezioni a suffragio universale.


Occorre chiedersi come sia stato possibile che oggi l’Occidente sia vittima del bullismo politico internazionale di Russia e Cina,
che trova risposta per l’Europa (ma, in parte, anche per l’America) nel suo stato irrecuperabile di pusillanimità
e di scarsa o nulla voglia di combattere per i propri principi e ideali, convinti come siamo che, tanto,
con la forza del denaro e dei nostri mercati internazionali, alla fine vinceremo noi senza sparare un solo colpo.

Di fatto, stiamo andando verso il disastro più totale senza rendercene conto
,
da quando l’America ha smesso di essere lo Stato Pantalone che paga per tutti,
coprendo i nostri fabbisogni con le proprie spese militari e con le vite dei suoi soldati, per difenderci dalle aggressioni esterne.

E così, nell’impossibilità di provvedere noi europei ad alcunché che riguardi l’uso ragionato e mirato della forza,
ci esponiamo ai venti di tutte le tempeste originate da poteri esterni,
che manipolano le migrazioni di massa e fanno un utilizzo spregiudicato di mercenari, droni, aviazione e armi privi di insegne,
per mettere piede in regioni strategiche come quelle africane e mediorientali.

Se ne sono visti ovunque gli effetti destabilizzanti, sia in Libia e Siria che in Mali.


La Cina, molto più furba della Russia e di noi, fa esattamente lo stesso,

ma con strumenti di dominio molto più sottili e solo apparentemente disarmati,
che originano dagli immensi capitali (statali!) cinesi confluiti nei progetti concreti della Road & Belt Initiative
per conquistare territori e Paesi in via di sviluppo, oberandoli di debiti con la Cina
che non saranno mai in grado di restituire, se non in natura,
tramite concessioni minerarie e di sfruttamento del suolo e del sottosuolo a prezzi stracciati.


E tutto ciò sta avvenendo grazie all’insipienza di un’Europa che guarda ai regolamenti sul calibro dei cetrioli,

anziché formulare una politica comune di approvvigionamento energetico strategico,

che ci mettesse al riparo dal vertiginoso aumento dei prezzi dell’energia,

evitando così di cedere immensi spazi di manovra alle speculazioni degli sceicchi arabi e di Gazprom

che, già da ora, ci dicono che la guerra per noi europei è perduta su tutti i fronti.



La pandemia ha causato gravi danni umani e materiali anche ai nostri nuovi nemici,
ma il tipo di potere verticistico e assolutistico ha fatto la differenza:

l’Europa è un Continente senza l’Io,

mentre gli altri due, Cina e Russia, hanno un’insepolta e mai doma anima imperiale.



Vogliamo tenerne debito conto o no, provando ad adeguarci?
 
Ahahahahahah è proprio una stato dimmerda.
Lo stesso protocollo si può attivare ovunque.


Dal 10 gennaio il super green pass viene richiesto per accedere a quasi tutti i luoghi e le attività.

E da settimane senza restrizioni resta solamente l’ingresso in esercizi come i supermercati e le farmacie.


A cui si aggiunge però un altro luogo: la chiesa.



Le regole in vigore per l’ingresso in chiesa dei fedeli sono quelle previste dal protocollo sottoscritto da Cei e governo il 7 maggio del 2020.
Misure ancora valide e ritenute sufficienti dalla stessa Cei.
Quindi nulla cambia per le messe rispetto ai mesi precedenti.

A confermarlo è stato il direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei, Vincenzo Corrado.

Non serve il green pass perché, come spiega Corrado, il protocollo viene ritenuto funzionante e adeguato.


Il responsabile della Cei sottolinea:
Il protocollo del 2020 ha permesso ai fedeli di riconoscere le chiese come luogo di culto in cui fedeli e pastori
possono ritrovarsi per le celebrazioni liturgiche con ordine, serenità, raccoglimento nella preghiera.

Quel testo, redatto e firmato dopo la prima fase acuta della pandemia, tiene unite almeno due esigenze:

la tutela della salute e indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale, grande o piccola che sia
”.


Corrado spiega che finora non sono stati registrati focolai nelle chiese.
 
I DPCM di Conte sono illegittimi.

Questo è quanto afferma il tribunale di Pisa in composizione monocratica (n. 1842 dell’ 8.11.2021).

Un’altra sentenza si aggiunge alle precedenti e decreta l’illegittimità dei provvedimenti del Governo Conte,
i quali sono stati riconosciuti ufficialmente come compromettenti per le libertà fondamentali dei cittadini.

I due decreti-legge che hanno consentito a Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dell’epoca,
di emanare DPCM sono stati il 6/2020 e il 19/2020.

Il secondo ha sostituito il primo perché lo stesso Governo si è reso conto che il decreto-legge 6/2020
costituiva una completa “delega in bianco” ad un provvedimento amministrativo di “fare ciò che voleva delle libertà e dei diritti degli individui”.


”In conclusione”, si legge in uno stralcio della sentenza,

”la delibera dichiarativa dello stato di emergenza adottata dal Consiglio dei ministri il 31.1.2020 è illegittima

per essere stata emanata in assenza dei presupposti legislativi, in quanto non è rinvenibile alcuna fonte avente forza di legge, ordinaria o costituzionale,

che attribuisca al Consiglio dei Ministri il potere di dichiarare lo stato di emergenza per rischio sanitario”.



E ancora:

”A fronte della illegittimità della delibera del Cdm del 31.01.2020 – viene sottolineato nella sentenza, alla pagina 23 –

devono reputarsi illegittimi tutti i successivi provvedimenti emessi per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid 19,

nonché tutte le successive proroghe dello stesso stato di emergenza”.
 
Uno studio pubblicato da Dennis G. McGonagle sulla prestigiosa rivista Lancet
certifica che chi è guarito dal Covid dovrebbe essere esentato dalla vaccinazione.

Si legge nello studio:

“Secondo l’etimologia, il vocabolo ‘immune’ deriva dal latino immunis, che significa esente da pubblico servizio, non tassato; alleggerito.

Per estensione, il termine immunità significa esente da una particolare malattia infettiva,
ma il termine rischia ora di essere equiparato all’esenzione dal lavoro a causa dei mandati vaccinali che sono stati implementati o proposti in alcuni paesi.

Nel Regno Unito, gli operatori sanitari non vaccinati in Inghilterra hanno affrontato la prospettiva di un imminente licenziamento
per aver rappresentato un pericolo percepito sia per se stessi che per i pazienti vulnerabili,
sebbene il governo del Regno Unito stia ora consultando se il mandato debba essere revocato”.

Continua lo studio:

“Molti mandati di vaccinazione includono coloro che sono naturalmente immuni,
il che costituisce un’ampia percentuale degli operatori sanitari in vista dell’esposizione a SARS-CoV-2 sul posto di lavoro.

Tuttavia, ci sono argomenti convincenti contro tali mandati unilaterali che meritano di essere ripetuti
dal punto di vista delle conoscenze accumulate sulle infezioni virali del tratto respiratorio e sull’immunità”.

Il governo inglese sta decidendo di revocare, quindi.

Il motivo?
“Gli operatori sanitari guariti dall’infezione naturale da SARS-CoV-2 dovrebbero essere esentati dall’obbligo di vaccinazione”


Si legge ancora su The Lancet:

“Numerosi studi hanno dimostrato che la vaccinazione in individui con una precedente infezione naturale da SARS-CoV-2
induce la cosiddetta super-immunità (o immunità ibrida), ovvero una maggiore risposta anticorpale e dei linfociti T rispetto alla sola vaccinazione.


Attribuire risposte anticorpali sieriche più elevate negli individui vaccinati alla superiorità rispetto all’infezione naturale è errato,
poiché potrebbe essere trascorso molto tempo dall’infezione naturale con il previsto calo dei livelli di anticorpi.

Inoltre, l’infezione naturale, con l’induzione di una forte immunità interferone-dipendente nelle vie aeree superiori,
potrebbe portare a sintomi simil-influenzali correlati all’interferone,
ma con la risposta innata delle citochine che impedisce una violazione sufficiente della barriera mucosa per la generazione di anticorpi clinicamente significativa”.


“La vaccinazione intramuscolare genererà prontamente una risposta anticorpale, che è misurabile come anticorpi sierici, anche se transitoriamente.
Questo fenomeno non può essere utilizzato per affermare che i vaccini sono migliori delle infezioni naturali”.
 
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No agli pseudo-scienziati da scrivania.
 
Questo è come una zanzara nella bassa.
Leggete cosa riesce a dire. il contrario di quello che lui afferma sul vaccino
E manco se ne accorge di essersi tirato la zappa sui piedi con la collega.
Ma lui - inde fesso - continua con la litania del vaccino salvatore.
E della "immunità". Ma non c'è "immunità" con questi vaccini.
Ed ogni anno in autunno torna l'influenza...ahahahahahah


Walter Ricciardi, docente di igiene all’università Cattolica,
consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza,
insiste con la sua battaglia per far sì che nulla cambi
e l’Italia resti in quell’emergenza permanente che tanto bene ha fatto ai suoi colleghi e al governo.


E così, mentre è evidente il netto calo dell’epidemia, con tutti i parametri in discesa,
e con gli stessi virologi che ormai hanno confessato il meccanismo tarocco del conteggio dei morti e dei contagi,
Ricciardi continua a soffiare sulla cenere preannunciando una nuova ondata autunnale.

In un’intervista al Corriere ha detto:
“Sarebbe strano se affermassi il contrario dicendo, tranquilli, andrà tutto bene”.


“Grazie a vaccinazioni ed uso del green pass abbiamo riconquistato un buon grado di libertà.
Ora bisogna mantenerla. Siamo prudenti, facciamo tutto ma con la dovuta consapevolezza che il rischio non è tramontato.
Invece in molti Paesi c’è la tentazione di accelerare con aperture indiscriminate.
La stanchezza di vivere da due anni sotto scacco non dovrebbe indurre a assumere decisioni
che potrebbero far risalire la curva per il terzo anno.
Il governo italiano ha mantenuto un atteggiamento responsabile.
Il processo di allentamento va avanti tranne che nei luoghi critici come quelli del lavoro”.


Continua l’oltranzista Ricciardi:

“Giusto essere meno restrittivi all’aperto, se bar e ristoranti hanno tavoli distanziati si può rinunciare alla certificazione verde.
Al chiuso, non se ne parla. Mascherina e lasciapassare necessari.

Una mia collega, vaccinata tre volte, molto attenta, ha preso il Covid, non sa spiegarsi come e quando.

Questo per dire che il virus può sorprendere chiunque e ovunque.

Almeno evitiamo le situazioni a rischio”.


E poi:

“Affrontiamo l’autunno in sicurezza.
Rivacciniamo le persone fragili e gli operatori sanitari con la quarta dose.

Prepariamoci ad una nuova stagione, non necessariamente drammatica,
caratterizzata dal ritorno dei virus respiratori fra i quali il Sars-CoV-2”.



Conclude il consigliere di Speranza:

“I vaccini hanno un’efficacia straordinaria ma dopo un certo numero di mesi dall’ultima dose
l’immunità perde vigore e bisogna rinforzarla.
Ricordiamo che chi ha ricevuto il richiamo a ottobre, potrebbe essere presto vulnerabile.
Gli anti Covid sono molto sicuri, molto efficaci e poco duraturi”.


Sulle vaccinazioni su bambini 5-11 che (grazie al cielo diciamo noi) non vanno avanti, Ricciardi dichiara:

“Manca la percezione che il Covid può essere grave anche nei bambini.
A questo si aggiunge l’errata sensazione da parte delle famiglie
che il peggio sia passato e allora tanto vale soprassedere.
Se la somministrazione delle dosi fosse organizzata nelle scuole, per genitori e figli,
come è stato fatto in Puglia con ottimi risultati,
credo che anche i riluttanti si convincerebbero di fronte al vantaggio di non dover passare attraverso hub e studi pediatrici”.
 

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